La battaglia di Pavia raccontata dagli Arazzi e dai geni del XVI secolo

Si scontrano due concezioni del mondo sotto le mura della città, come racconta Jean Giono

La battaglia di Pavia raccontata dagli Arazzi e dai geni del XVI secolo
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Ci sono battaglie che cambiano la storia del mondo. La battaglia di Pavia, 24 febbraio del 1525 - quest'anno si celebrano i cinquecento anni - è una di quelle. Si è nel pieno delle guerre d'Italia, per la precisione in quella "Guerra dei quattro anni", principiata nel 1521, che contrappone il re di Francia Francesco I e la Repubblica di Venezia ad una coalizione costituita dal Sacro Romano Impero di Carlo V, il Regno d'Inghilterra di Enrico VIII e lo Stato Pontificio. Di quello scontro Pavia è lo snodo fondamentale. E non si tratta meramente di politica, alleanze, frizioni personali tra il gottoso Carlo V, il sempre a caccia di sottane Francesco. Si scontrano due concezioni del mondo sotto le mura della città, come racconta Jean Giono nel da poco ripubblicato Il disastro di Pavia (Edizioni Settecolori), libro che è un piccolo capolavoro di sociologia e storia. L'esercito francese è venuto alla guerra come vanno alla guerra i grandi signori. Splendore di cavalleria al seguito di un sovrano che scende personalmente in campo come per una giostra. Gli spagnoli sono arrivati lì con una macchina di morte spezzettata in tercios irti di picche e moschetti, emanazione ordinata di ferocia ben pagata e ben poco donchisciottesca del denaro che il loro signore è in grado di reperire dai banchieri di mezza Europa. Rabbia picaresca a credito. E così nello scontro dei due mondi, la guerra per onore dei francesi soccombe in una litania di nobili impallinati e squartati, una strage lapalissiana che si chiude proprio con un colpo di moschetto nel petto di Monsieur Jacques II de Chabannes de La Palice. Anche Francesco I finirà prigioniero.

Se volete capire sino in fondo il senso dell'evento, dal 19 settembre all'11 gennaio 2026 i Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia ospiteranno la mostra Pavia 1525: le arti nel Rinascimento e gli arazzi della battaglia.

Punto di forza della mostra è la spettacolare raffigurazione visiva della battaglia, offerta dai sette arazzi monumentali del Museo e Real Bosco di Capodimonte a Napoli, eccezionalmente concessi tutti in prestito per l'occasione, tessuti negli anni 1528-1531 dalla manifattura fiamminga di Jan e Willem De Moyen su disegni di Bernard van Orley, per celebrare la vittoria delle truppe imperiali di Carlo V sull'esercito francese guidato da re Francesco I. Gli arazzi saranno quindi riuniti nella città che li ha ispirati, dopo un importante intervento di restauro e tre grandi mostre negli Stati Uniti, per restituire al pubblico la narrazione visiva completa della Battaglia.

Ma nella mostra c'è anche una parte puramente artistica che rende conto della fioritura culturale pavese del Cinquecento. Il tutto attraverso le opere - riunite da svariati musei vicini e lontani- di grandi maestri come Leonardo da Vinci, Ambrogio Bergognone, Bernardino Zenale, Pietro Perugino...

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