Ogni volta che gli Stati Uniti vogliono riconciliarsi con la Francia, Hollywood evoca la squadriglia Lafayette, i piloti volontari americani schieratisi coi francesi prima ancora che Wilson dichiarasse guerra alla Germania. Uno di loro, William Wellman, ne raccontò le gesta nel film Ali nel 1927, cioè dopo gli screzi alle conferenze di Versailles e Washington; poi, nel 1957, La squadriglia Lafayette, dopo la crisi di Suez, che aveva visto gli americani schierati con l'Egitto e i francesi con Israele; ora, dopo la crisi irachena, dove i ruoli si sono invertiti, arriva Giovani aquile di Tony Bill.
Prolisso, recitato male e tradotto peggio (il fiume Mosa resta sempre Meuse), il film inanella di buono vari duelli aerei nelle due ore che sintetizzano due anni (1916-1918) di guerra. Perché dei ventenni non policizzati vanno a uccidere e a farsi uccidere in una guerra non (ancora) loro? Due sono ricercati dalla polizia, uno è disprezzato dal padre, un altro si sente in debito con la Francia, un altro cerca Dio e forse crede che, in aereo, può avvicinarglisi. Validi motivi per trasferire la residenza, però, non per immolarsi. Unico vantaggio degli aviatori rispetto agli altri morituri, infatti, era essere ben alloggiati - qui in un maniero affittato dal miliardario Vanderbilt - e non immersi nel fango delle trincee.
Questi americani in uniforme francese avevano contro i rossi triplani Fokker, che un altro americano, il cane Snoopy dei fumetti, avrebbe reso nuovamente celebri mezzo secolo dopo, inveendo contro il Barone Rosso.
GIOVANI AQUILE di Tony Bill (Usa, 2006) con James Franco, Martin Henderson 125 minuti
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