Tanta era la paura che due estati fa aveva deciso di andare a trovare moglie e figlio negli Stati Uniti a bordo di una nave transoceanica. E che, già ministro dei Beni culturali, aveva preferito il treno all'aereo per presenziare al Festival del cinema di Cannes. Nel primo caso, la scelta gli costò il totale isolamento dal mondo per quasi 24 ore, mentre da Villa Certosa a Milano si rincorrevano le voci sulla registrazione del marchio del Pdl ad opera di Michela Brambilla con conseguente e furibonda polemica. Nel secondo, invece, solo una certa lungaggine negli spostamenti - che per un ministro della Repubblica non sono proprio un problemino - e l'ironia di qualche collega di partito.
Così, Sandro Bondi ci si è messo di buona lena al punto da frequentare pure un corso di «rieducazione al volo» organizzato da Alitalia. Tutto simulato, ma cè la partenza e latterraggio e pure qualche vuoto daria. E magari solo per dar ragione a Spinoza («la paura non può essere senza speranza»), alla fine ce l'ha fatta. Un po provato, certo. Perché quando sè presentato al Cremlino per partecipare al bilaterale fra il governo italiano e quello russo i postumi delle quasi quattro ore di volo gli si leggevano in faccia. Ma la modestia è la stessa di sempre. «Ce l'ho fatta solo a metà - dice Bondi mostrando di non aver superato del tutto la sindrome di Lost visto che ora devo affrontare il ritorno». E invece, prudenze a parte, la notizia di giornata per il ministro azzurro è il suo primo viaggio «on air» dopo oltre otto anni di stop.
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