La Bce avverte: "Alzeremo i tassi in luglio"

Il costo del denaro rimane all'1,25%. Con l'inflazione sempre più calda, Trichet scopre le carte. E "promuove" Draghi: "E' persona di riconosciuta esperienza economica e monetaria. Ho firmato la lettera con il sì dell'istituto alla sua nomina". Nuovo invito a risanare i conti

La Bce avverte: "Alzeremo i tassi in luglio"

Jean-Claude Trichet l’aveva promesso: non ci lasceremo condizionare dalla crisi della Grecia. Detto, fatto. Mentre Atene rimane sospesa in una sorta di limbo aspettando una soluzione che assomiglia a Godot, la Bce cala la carta del rialzo dei tassi in luglio.
Si arma la contraerea per abbattere l’inflazione, più minacciosa ora che il barile di petrolio è tornato a sfiorare i 120 dollari a Londra. Con l’Opec che rema contro, lasciando sgorgare la stessa quantità di greggio dai pozzi, c’è poco da stare tranquilli. Trichet, infatti, non lo è. «Ci sono continue pressioni verso l’alto sui prezzi», al punto da indurre l’Eurotower a rivedere in peggio le previsioni sul carovita (vedi scheda a fianco). E così, nella conferenza stampa di ieri che ha seguito il direttivo, il presidente dell’istituto di Francoforte ha rispolverato la formula «stretta vigilanza sui prezzi» con cui è solito preparare il terreno a una stretta imminente. Per evitare ogni possibile malinteso interpretativo, Trichet è stato - fatto inedito - ancor più didascalico: «Significa che siamo in una modalità in cui potrebbe esser deciso un aumento dei tassi il mese prossimo, anche se non ci chiudiamo mai in decisioni precostituite». Ma il dado è ormai tratto. I tassi, rimasti ieri fermi all’1,25%, verranno ritoccati, salvo sorprese, di un quarto di punto il mese prossimo.
Prima del pas d’adieu previsto a fine ottobre, Trichet avrà quindi ancora spazio per orientare in senso restrittivo la politica monetaria almeno un’altra volta. Poi sarà compito di Mario Draghi governare la complessa macchina della Bce. Lo attende un compito «molto entusiasmante e molto gravoso», ha detto l’attuale numero uno, perché «si è alla testa di un’istituzione che emette valuta per 331 milioni di persone in 17 Paesi. La responsabilità è «molto pesante», ma il governatore di Bankitalia ha tutte le carte in regola per poterla sopportare essendo «una persona di riconosciuta esperienza in campo economico e di politica monetaria. Ho già firmato la lettera con il parere favorevole (alla sua nomina, ndr) della Bce». Nel frattempo, è stata anche pubblicata sulla Gazzetta ufficiale Ue la “raccomandazione“ alla designazione da parte del consiglio Ecofin riunitosi il 17 maggio scorso.
Trichet è pronto a lasciare la propria poltrona consapevole che Draghi non introdurrà nessun elemento di discontinuità rispetto alle tradizionali linee-guida della Bce. A cominciare dall’obiettivo della stabilità dei prezzi, la vera mission dell’istituto, fino alla delicata gestione della crisi greca. Ancora una volta, il banchiere francese ha opposto un «no» fermo all’ipotesi di ristrutturare il debito di Atene. «Escludiamo ogni concetto che non sia volontario e chiediamo di evitare ogni evento creditizio o default selettivo», ha detto, evitando di soffermarsi sulla proposta del ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, di allungare di sette anni le scadenze dei sirtaki-bond. Più o meno le stesse parole usate mercoledì da Draghi nel documento inviato all’europarlamento in vista della sua audizione, prevista per domani.
La stessa fermezza è contenuta nell’invito rivolto ai Paesi con i conti non in ordine «a sostenere i target di bilancio con concrete misure di consolidamento così da correggere i deficit eccessivi». È questo un modo, rileva Trichet, per tenersi al riparo dalle pressioni dei mercati finanziari. L’altro, più improntato alla crescita, prevede riforme strutturali «ampie e ambiziose così da rafforzare la competitività e la flessibilità».

E magari far ripartire il mercato del lavoro: nella euro zona il tasso di disoccupazione è al 9,9 per cento. E la ripresa, seppur superiore alle attese (vedi scheda), non sembra aver forza sufficiente per far accelerare le assunzioni.

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