I salari europei crescono più lentamente che in passato, e Italia e Germania sono i due Paesi che più hanno frenato le retribuzioni contrattuali, portando il tasso di crescita del quarto trimestre 2010 all’1,4% contro l’1,9% del trimestre precedente. Lo sottolinea la Banca centrale europea nel suo primo Bollettino di quest’anno, reso noto ieri. «Il calo - si legge nella pubblicazione - è riconducibile in particolare alla dinamica dei salari fissati dai contratti collettivi in Germania e, in misura minore, in Italia». Una tendenza che, per quanto riguarda il nostro Paese, si inserisce nel dibattito sul superamento del contratto nazionale da sostituire con accordi aziendali. Nel complesso, la Bce definisce ancora «elevato» il livello di incertezza sull’evoluzione della crisi, con rischi «lievemente orientati al ribasso». A dicembre e gennaio la Bce ha anche rilevato tensioni sui debiti sovrani di Spagna, Belgio e Italia, oltre a quelli di Grecia, Irlanda e Portogallo. I Paesi europei, avverte la banca centrale, devono risanare i conti pubblici col massimo impegno ricorrendo, se necessario, «a ulteriori misure correttive, soprattutto dal lato della spesa». Secondo la Bce, «profonde riforme risultano particolarmente necessarie nei Paesi che in passato hanno subito una perdita di competitività». Oltre alle tensioni sui mercati finanziari che si trasmettono all’economia reale, altri rischi si materializzano sull’orizzonte dell’Eurozona: rincari energetici, spinte protezionistiche, correzione disordinata degli squilibri internazionali. I rincari delle materie prime hanno impatto sull’inflazione dell’area euro, con un picco sopra il 2%, che dovrebbe tuttavia rientrare per fine anno. Il fenomeno dell’incremento dei prezzi energetici è comunque «da seguire con molta attenzione », avverte la Bce. In questo quadro di perdurante incertezza, si è tenuta a Francoforte la prima riunione dell’ European sytemic risk board (Esrb), l’organismo indipendente che è responsabile della supervisione macroprudenziale del sistema finanziario dell’Unione europea. Nel direttivo del board , presieduto da Jean-Claude Trichet, sono stati nominati il governatore di Bankitalia Mario Draghi e quello della Bundesbank Axel Weber. Vicepresidente è il governatore della banca d’Inghilterra Marvyn King. Il board, che dovrebbe riunirsi almeno quattro volte all’anno presso la sede della Bce a Francoforte, emetterà «raccomandazioni pubbliche e avvertimenti » per evitare che si materializzino rischi di crisi sistemiche. «Stiamo vivendo in un periodo difficile », ha ammesso Trichet. Resta particolarmente critica la situazione della Grecia, tanto che il Fondo monetario internazionale, di fronte alle difficoltà del Paese, potrebbe estendere i tempi del prestito concesso insieme con l’Unione europea. Un portavoce del Fmi ha confermato che ogni decisione sarà comunque presa insieme con le autorità europee, e che non esiste al momento la possibilità di una ristrutturazione del debito da parte di Atene: «Né la Grecia né il Fondo lo vogliono », ha spiegato.
Il Fmi potrebbe anche rivedere il tasso d’interesse del prestito in «diritti speciali di prelievo» (la «moneta» virtuale del Fmi) concesso all’Irlanda. Il tasso, ora al 3,1%, potrebbe essere ridotto. Infine il Fmi conferma l’interesse a rafforzare il meccanismo di stabilità europeo, anche con un aumento della sua dotazione finanziaria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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