La ritirata dello spread rispetto ai livelli da incubo dello scorso novembre (dagli oltre 500 punti di allora ai 290 di ieri), è sotto gli occhi di tutti. Ma acquista una valenza particolare la sottolineatura con cui la Bce, nellultimo Bollettino, ricorda che lItalia è il Paese dellEurozona che ha registrato il maggior calo del differenziale di rendimento tra i propri titoli di Stato e i Bund tedeschi.
In base ai calcoli dellistituto guidato da Mario Draghi, la flessione è stata pari a 166 punti ed è avvenuta «nonostante il declassamento da parte delle tre principali agenzie di rating».
Oltre ai tagli di Moodys, S&P e Fitch andrebbe anche ricordato come lalleggerimento dello spread si sia verificato in poco più di tre mesi, e malgrado la complicata soluzione della crisi greca. Se sul dramma ellenico non è ancora possibile parlare di lieto fine, di sicuro qualche tassello benaugurante sta andando a posto. Ieri, dopo il via libera Ue alla concessione della prima parte di aiuti da quasi 40 miliardi (su un pacchetto totale di 130 miliardi), anche il Fondo monetario internazionale ha sbloccato la propria fetta da 28 miliardi.
Meno buone, per lItalia, sono invece le notizie che arrivano dal fronte del debito pubblico, arrivato in gennaio a quota 1.935,8 miliardi: 37,9 miliardi in più rispetto a dicembre 2011. Nessun allarme, tuttavia, secondo la Banca dItalia: lincremento «riflette principalmente laccumulo delle disponibilità del Tesoro presso listituto centrale (32,6 miliardi)». Via Nazionale stima, inoltre, che la contrazione del Pil dovrebbe proseguire anche nel primo trimestre di questanno. Anche la Bce non è ottimista sullevoluzione del ciclo economico nellEurozona.
Le stime di dicembre prevedevano una variazione dello -0,5% e del +1% nel 2012 e tra +0,3% e +2,3% il prossimo anno.
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