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La Bce taglia gli aiuti, le Borse tengono

Quello di ieri per le Borse e le banche europee, poteva essere un brutto mercoledì. Ma non è stato così. I timori che c’erano non si sono concretati. Infatti scade oggi il maxi finanziamento di 420 miliardi di euro a un anno, che la Bce aveva effettuato lo scorso anno a favore delle banche dell’Eurozona per sopperire al fatto che non riuscivano a reperire abbastanza fondi sul mercato interbancario. Si temeva che ieri le banche europee dessero l’assalto all’asta dei prestiti trimestrali che la Bce ha lanciato per favorire il rimborso di quello annuale, chiedendo 250 miliardi. Invece ne hanno chiesti e avuto 120.
Ciò dimostra che le banche nei mesi e nelle settimane scorse hanno trovato sul mercato una buona fetta dei soldi per il maxi rimborso di oggi. Quasi la metà dei prestiti a un anno della Bce era stato assorbito da grandi banche spagnole affamate di denaro, che non riescono a trovare sul mercato iberico in profonda difficoltà, a causa della crisi che ha colpito le Casse di risparmio: le diffusissime cajas, che avevano finanziato eccessivamente l’edilizia di prime e seconde case e gli sviluppi turistici. Se per l’asta di prestiti a tre mesi, che la Bce aveva lanciato ci fossero state richieste per 250 miliardi, ciò sarebbe stato il segnale che le banche europee, a un anno di distanza dalla grande crisi, non erano ancora riuscite a reperire i soldi che a loro occorrono, dai depositi della clientela, dalle proprie riserve patrimoniali, dalla raccolta sul mercato mediante obbligazioni ed aumenti di capitale. Insomma in modo normale, anziché dal circuito anomalo della Bce, la Banca centrale europea. Questa ha il compito normale di fare prestiti a breve, di una settimana al massimo, per immettere denaro nell’economia e sopperire a temporanee mancanze di liquidità delle banche. Non ha il compito di finanziarle, con prestiti a un anno, sostitutivi del risparmio che esse dovrebbero prendere sul mercato.
Questi prestiti annuali della Bce sono come flebo clisi, con cui si alimentano artificialmente i pazienti in terapia, in attesa che tornino all’alimentazione normale. I prestiti trimestrali della Bce sono una specie di flebo parziale, per integrare la normale alimentazione delle banche con il risparmio. Dunque non c’è il dramma. Ad aiutare ci sono stati una mega asta di prestiti a una settimana della Bce, lunedì per dare respiro alle banche che debbono restituire il prestito annuale, e un prestito senza scadenza di 11 miliardi del governo spagnolo alle cajas. Le banche tedesche hanno prestato molto denaro alle spagnole, allettate dai buoni tassi a cui lo fornivano. E ora dei guai in Spagna, soffrono anche le banche tedesche. La Bce è soddisfatta dell’asta di ieri, ma avverte che il sistema bancario dell’Eurozona ha bisogno di ricapitalizzarsi. Ossia, è vero che le banche europee nella media appaiono capaci di tornare a finanziarsi col risparmio del mercato, ma i loro patrimoni sono esigui. Hanno bisogno di accrescerli. Infatti le banche non possono prestare il denaro dei depositanti, senza avere adeguate riserve patrimoniali, con cui coprirsi per fronteggiare gli impieghi che non vanno a buon fine. La loro coperta patrimoniale ora è corta. Se la si tira per far fronte agli impieghi a rischio, scarseggia quella per coprire la nuova domanda di prestiti della clientela. Se la si tira per coprire i nuovi prestiti alla clientela, rimane scoperta la garanzia dei prestiti a rischio. Ma il governatore della Banca di Italia, Mario Draghi, nega che da noi le maggiori banche abbiano una sotto capitalizzazione di 15 miliardi, come è stato scritto da un quotidiano.
Fra la tesi della Bce che le banche europee sono sotto capitalizzate e quella di Draghi per l’Italia non c’è contrasto, perché la situazione bancaria media europea è diversa dall’italiana. Da noi gli istituti minori sono più robusti di quelli maggiori e quelli maggiori stanno meglio della media europea. In Spagna e Germania e in qualche altri Paese, a differenza che in Italia, le banche minori sono più deboli delle maggiori. Però le nostre hanno delle colpe notevoli. Infatti stanno meglio anche perché praticano commissioni e tassi più alti di quelli di Paesi ove c’è maggiore concorrenza. E ciò risulta dalle statistiche della Banca Mondiale. Inoltre tutte le banche, italiane ed europee sono restie alla trasparenza.

E sin che il mercato bancario sarò opaco ciascuna banca diffiderà delle altre, così il mercato interbancario funzionerà male e per gli istituti di credito sarà più difficile finanziarsi con obbligazioni ed aumenti di capitale. Insomma, per non esporsi al giudizio del pubblico generano problemi a tutti noi.

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