Era la società del frou-frou: pizzi e perle, sete e piume, taffetas e pietre preziose. Bocche rosso geranio e acconciature sofisticate, fisici magri e occhiate ammaliatrici. E gli uomini? Asciutti, baffi, baffetti e barbe, capelli a lunghi ciuffi, da intellettuali raffinati. Era la Belle Époque parigina, del can-can e di chez Maxims. A darne unimmagine suggestiva è una ricca e bella mostra in corso al Castello Pasquini di Castiglioncello (Livorno, sino al 12 novembre, catalogo Skira), dal titolo «Boldini, Helleu, Sem. Protagonisti e miti della Belle Époque». Quei tre nomi accostati, uno italiano e due francesi, ne indicano subito il taglio: lincrocio di culture nella Ville Lumière tra Ottocento e Novecento. La curatrice della rassegna, Francesca Dini, dopo aver sondato il fenomeno macchiaiolo in una lunga serie di mostre a Castiglioncello, questanno esamina leredità del movimento allargandolo allEuropa, in questo caso alla Francia.
Nel 1871 il pittore trentenne ferrarese Giovanni Boldini, dopo una breve esperienza macchiaiola a Firenze, arriva a Parigi da Londra e comincia la sua lunga avventura nella grande città: lavoro, amicizie, donne e successo. Tra i molti incontri, particolarmente proficui saranno quelli, allo scoccare del nuovo secolo, con il pittore e incisore bretone Paul-César Helleu, più giovane di diciassette anni, e con il grafico caricaturista George Gourçat, detto Sem. I tre, molto amici, frequentano la migliore intellettualità del tempo, pittori impressionisti e postimpressionisti, scrittori come Marcel Proust e Robert de Montesquiou, poeti, critici darte e attori. E, ciascuno con il proprio bagaglio di vita e arte, il proprio stile e la propria tecnica, traccia il volto di quella affascinante e un po frivola società, amante della bella vita, ma anche colta e intelligente. Linguaggi e temi si sfiorano e influenzano, ma rimangono originali e personali.
La mostra, attraverso ottanta tra dipinti e disegni, in gran parte di collezione privata, poco noti e inediti, cerca di ricomporre il quadro dei complessi rapporti tra arte, letteratura e costume. E lo fa molto bene. Vedute di Parigi, dei suoi caffè e dei suoi dintorni, personaggi, ritratti, raccontano la vita parigina.
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