Politica

«Le belle parole sui musulmani? Solo bugie, il Pontefice mente»

Kamel Kerincsiz, che ha fatto incriminare anche il Nobel Pamuk, attacca il Papa e annuncia: «Non è finito il mio lavoro con chi offende la Turchia»

da Istanbul

Quando entri nel suo studio, nel cuore del quartiere di Fatih, a Istanbul, capisci subito che si tratta di una persona particolare. Stemmi dell'Impero ottomano da una parte e l'immancabile foto di Atatürk dall'altra. E guai a chiedergli se non sia una contraddizione esporre simboli così diversi. Kemal Kerincsiz è l'avvocato più noto e temuto della Turchia. Dopo fatto incriminare due scrittori, il premio Nobel Orhan Pamuk e la signora Elif Shafak, il prossimo 12 dicembre trascinerà in tribunale anche il giornalista Hrant Dink. Domenica ha partecipato alla manifestazione flop indetta dal partito estremista Saadet Partisi contro la visita di Benedetto XVI in Turchia. Il Giornale lo ha intervistato.
Avvocato Kerincsiz, ha visto che inizio positivo ha avuto il viaggio in Turchia di Benedetto XVI?
«Sarà positivo per lei, per me dimostra solo una cosa, che il Papa mente spudoratamente. Dichiara una cosa, ma nel suo intimo sono certo che ne pensa un'altra».
E da che cosa le deriva questa certezza?
«Mi ricordo molto bene quello che disse sulla Turchia quando era cardinale: “No all’ingresso di Ankara nella Ue”. Non può avere cambiato idea radicalmente».
Ma scusi e le belle parole per il popolo turco e l'islam?
«Tutte bugie, non credo a una sola parola di quello che ha detto».
E il fatto che domani (oggi ndr) visiterà qui a Istanbul la Moschea di Sultanahmet?
«È solo un'operazione di comunicazione per raccogliere più consensi. Io, considerato ciò che ha detto in passato, non ci andrei».
Lei pare veramente prevenuto nei confronti del Santo Padre...
«Lo sono certo. E non solo nei confronti del Santo Padre».
E di chi altro?
«Dell'Europa, naturalmente».
Cosa pensa di un eventuale ingresso della Turchia nella Ue?
«Ci sono Stati che stanno cercando sia di snaturare l'identità del nostro Paese sia di usare alcuni argomenti per metterlo in cattiva luce. E io spero che la Turchia in Europa non ci entri».
Tra questi argomenti c’è il «cosiddetto genocidio armeno»?
«Fra gli altri».
Per questo che ogni tanto fa incriminare qualche intellettuale?
«C'è poco da fare gli spiritosi. Nel mio Paese ci sono regole e vanno fatte rispettare. Io sono un uomo di legge: è il mio dovere. E poi sono un kemalista convinto».
In Turchia siete tutti kemalisti convinti, dai socialisti ai Lupi Grigi...
«Sì, ma io con il mio lavoro di avvocato faccio rispettare i fondamenti della Repubblica voluta da Atatürk».
Se si riferisce al famoso articolo 301, che limita la libertà di espressione, c'è chi dice che lei lo interpreta in maniera troppo conservatrice...
«L'articolo 301 è stato inserito nel codice penale per evitare che le persone offendessero l'identità nazionale. Anche voi in Italia avete un articolo simile. Invece l'Europa ci continua a cambiare il nostro».
In Italia gli scrittori e i giornalisti non rischiano di finire in galera. E poi Elif Shafak è stata messa sotto accusa per aver scritto un libro, Orhan Pamuk per aver scritto un libro...
«Il messaggio che filtrava era sempre quello di offesa alla Turchia. E comunque sappia che non ho finito con il mio lavoro. Ci sono altri casi da far esaminare».
Ho capito, cambiamo argomento. Le piace il governo Erdogan?
«Non molto. Troppo al servizio degli americani e troppo poco nazionalista».
Certo che a lei non va bene proprio niente...
«Non sono soddisfatto del panorama politico attuale. Si stanno perdendo i valori del popolo turco».
Magari è solo una maggiore apertura verso l'Occidente.
«Non si tratta comunque di una cosa positiva».
L'intervista finisce.

Alle spalle di Kerincsiz un manifesto della dimostrazione di domenica e una bandiera dell'Unione Europea con al centro un svastica.

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