Il ministro della Cultura Sandro Bondi ha assunto linterim del ministero dellEconomia. Con la delicatezza e il senso della misura che lo contraddistinguono, Sandro Bondi ha manifestato un principio economico di assoluta evidenza: lestetica è più importante della matematica. Senza lapplicazione di questa norma nessuna manovra economica può ottenere, in Italia, risultati soddisfacenti. È evidente infatti che i tagli alla cultura, ai musei, alle fondazioni, sono uno sfregio alla natura stessa dellItalia. La bellezza va conservata, va mantenuta perché in essa è la ragione stessa per cui lItalia è conosciuta, dai paesaggi al made in Italy, da Tiziano alla Ferrari.
Perché lItalia sia quello che è, occorre preservarla; e sarebbe un errore considerarla indipendentemente dai suoi monumenti, dai suoi musei, dai suoi siti archeologici, come fosse la Namibia o il Canada. La bellezza costa e la bellezza produce. Una bella donna si cura, resiste al tempo. Viene apprezzata in quanto non si trascura. E dalla sua bellezza dipende il suo valore. Unattrice, una modella sa che la bellezza ha un valore economico e patisce la minaccia del tempo come le opere darte. Quanto danaro ha prodotto la bellezza di Sophia Loren? E quanto ne produce oggi Monica Bellucci? Possiamo immaginarle sporche e abbandonate, trascurate? Trascurare affreschi, architetture, giardini, biblioteche, archivi e continuare a violare paesaggi, costruire selvaggiamente, diminuisce il valore dellItalia, la sua capacità di attrazione. Ricordate lepisodio del concerto al Pantheon che non arrivò alla fine perché era finito il turno dei custodi? Limitare i finanziamenti alla cultura significa moltiplicare episodi incresciosi come quello che mostrò al mondo linospitalità e la inadeguatezza dellaccoglienza dellItalia delle meraviglie, dove i luoghi più belli sono spesso disertati perché abbandonati, e dove molti beni pubblici sono di fatto privati perché ne siamo privi.
Ora Bondi ha ottenuto la rivincita, e toccherà a lui indicare i beni che meritano maggior cura. Ma finché non vi sarà consapevolezza piena e quella idea dello Stato che è la coscienza del Bene, ogni scelta comporterà una sconfitta costringendo a trascurare un altro bene non meno meritevole di attenzione ma forse più marginale. Bondi non dovrà, quindi, soltanto «salvare» alcuni enti e alcune iniziative, dalla Triennale di Milano al Festival di Spoleto al Museo della Scienza di Firenze, esempi e modelli delle attività culturali italiane, ma ottenere nuovi fondi per consentire di vivere a quelle iniziative che la fantasia e lintelligenza italiane hanno derivato dallarte, dalla letteratura, dalla musica, in istituti e biblioteche, fondazioni legate alla cultura e al genio italiano. Lesinare i soldi a queste alte e nobili imprese - vivificate molto spesso dal volontariato - vuol dire negare lo spirito stesso dellItalia, non solo sul piano della cultura ma anche sul piano dello sviluppo e della produttività.
E Bondi potrà, implacabilmente, denunciare sprechi clamorosi, usurpando i valori della letteratura e dellarchitettura. Due esempi: i milioni di euro dati dalla Rai a Benigni per la lettura di Dante e i 370mila euro sempre allo stesso Benigni per mezzora a Sanremo contro la Zanicchi. Così la Rai pensa di fare cultura. E perché non darli al centro sperimentale del cinema? Ancora: 22 milioni di parcella a Fuksas per il palazzo della Regione Piemonte; e, conseguentemente, centinaia di milioni spesi per un lugubre edificio invece che per restaurare Villa La Regina e altri monumenti storici. 22 milioni per il solo architetto! Michelangelo, Bramante, Palladio, Bernini non hanno guadagnato tanto tutti insieme per i loro capolavori. Si possono in Italia dare soldi a Fuksas e lasciare decine di ville palladiane in abbandono? Il ministro Bondi deve fare una eroica e decisiva resistenza.
Il nuovo ministro dellEconomia potrà così contrapporre, radicalmente, alla visione matematica, indifferenziata del suo predecessore Tremonti le teorie mai superate di John Kenneth Galbraith: «LItalia, partita da un Dopoguerra disastroso, è diventata una delle principali potenze economiche. Per spiegare questo miracolo, nessuno può citare la superiorità della scienza e della ingegneria italiana, né la qualità del management industriale, né tantomeno lefficacia della gestione amministrativa e politica, né infine la disciplina e la collaboratività dei sindacati e delle organizzazioni industriali. La ragione vera è che lItalia ha incorporato nei suoi prodotti una componente essenziale di cultura e che città come Milano, Parma, Firenze, Siena, Venezia, Roma, Napoli e Palermo, pur avendo infrastrutture molto carenti, possono vantare nel loro standard di vita una maggiore quantità di bellezza. Molto più che lindice economico del Pil, nel futuro il livello estetico diventerà sempre più decisivo per indicare il progresso della società». Erano considerazioni del 1983.
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