Caro Ancelotti, possiamo chiamarla ancora Carletto o Carlo II re d'Inghilterra?
«Poche storie, ragazzi, qui a Londra con la corona non si scherza».
Possiamo almeno dire che è diventato la bestia nera di Alex Ferguson?
«Ho vinto qualche scontro diretto, l'ultimo 1 a 0, non è stato un granché dal punto di vista calcistico. E alla fine non siamo riusciti neanche a vederci nello spogliatoio per il brindisi tra staff, una intelligente abitudine del calcio inglese, serve a stemperare le tensioni e a cementare i rapporti».
È un errore sostenere che il Manchester ha patito la partenza di Cristiano Ronaldo?
«I numeri non lo confermano. Lo United era due punti sotto il Chelsea prima della recente sfida, in Champions ha fatto bene, Valencia, il suo sostituto, ha gran qualità e si sta inserendo nel meccanismo collaudato. L'unica, vera delusione è stata il Liverpool».
A proposito di Real Madrid: Kakà ha già dato il meglio come sostiene Borriello?
«Non scherziamo. Ho visto Kakà giocare contro l'Inghilterra, è ancora fortissimo. Anzi, voglio esagerare: non si è ancora espresso al 100%, per capirsi deve dare il meglio. L'errore è confondere i tormenti del Real Madrid con il rendimento di Ricky: a Madrid il cantiere è ancora aperto».
Anelka ha dato un dispiacere al nostro caro Trap.
«Prima che partisse mi sono raccomandato: porta rispetto al mio amico Giovanni. Niente. Lo metterò in castigo. La verità è che Anelka ha giocato in modo divino, ha grandissime qualità».
Quando deve fare qualche cicchetto al Chelsea, continua a esprimersi in italiano?
«La prima volta sì, l'ultima volta mi sono cimentato in inglese e ho superato la prova. Hanno capito al volo e non volava una mosca».
Che rapporti ha con Abramovich?
«Eccellenti perché è un vero appassionato di calcio. È uno che s'informa, vede in tv tantissime partite, conosce i calciatori e segue anche i nostri allenamenti».
Tra lui e Berlusconi, chi capisce di calcio?
«È una bella lotta».
Lo sa che il suo nome è finito nell'elenco dei possibili sostituti di Lippi dopo il mondiale 2010?
«Errore. Qui a Londra sto bene, ho un contratto lungo tre anni, mi piace tutto, il club, i suoi tifosi, il calcio inglese. E i risultati, nel frattempo, non sono mica male: in Premier ne ho vinte 10 su 12, 3 su 4 in Champions league, il ruolino di marcia è strepitoso. Persino a tavola non ho avuto problemi».
Come ha fatto senza culatello?
«Semplice, mi sono lasciato stregare dalla cucina inglese e in particolare dalla prima colazione. Sono diventato un patito del bacon, qualche volta spunta anche la salsiccia e non mi tiro certo indietro. Non ho modificato niente del menu internazionale del Chelsea. Pensate: al sabato mi preparano le lasagne. Non ho voluto cambiare niente delle loro abitudini».
Neanche sul campo?
«Ho riproposto pari pari la preparazione fisica introdotta da Hiddink: con quel metodo hanno ridotto il numero degli infortunati. Io ho solo potenziato gli allenamenti sulla tattica a cui gli inglesi di solito sono allergici».
Allora per la Nazionale niente da fare.
«Sono pronto per arrivare nel 2030. Lo sa perché? Perché l'Italia vince un mondiale ogni 24 anni. Se poi punto ad arrivare in finale potrei prenotarmi per il 2018».
A proposito di azzurro, ha visto Candreva?
«Il primo a parlarmene fu Pietro Leonardi, l'ex dg dell'Udinese ora al Parma. Ha avuto ragione lui: è un ragazzo pieno di doti».
Come dovrebbe comportarsi Lippi col fantasma di Cassano?
«Tirare dritto per la sua strada, senza lasciarsi contagiare. Se dai retta ai tifosi ti ritrovi in mezzo a una strada».
A Napoli, i giudici di "calciopoli" continuano ad aspettarla: devono mandarle i carabinieri per averla in udienza?
«Ho scritto una lettera per spiegare il mio mancato arrivo ma ho ribadito che sono pronto a rendere la mia testimonianza. Il punto è trovare una data idonea. La prima volta mi chiesero di arrivare a Napoli nello stesso giorno in cui il Chelsea giocava col Bolton. Era impossibile».
La Fifa ha riammesso il Chelsea al calcio-mercato: ci sono arrivi alle viste?
«Senza infortuni siamo determinati a non modificare l'assetto della rosa. Abbiamo due partenze per la coppa d'Africa, Drogba e Kalu, ma alle loro spalle ci sono due ragazzini di grande avvenire, Staric e Borini, un bolognese di 19 anni, molto, molto, molto interessante».
Sheva è tornato.
«Aveva una sola scelta da fare: andare a giocare in modo stabile in un ambiente dove riscuotesse grande fiducia. La sua tenacia è stata premiata».
Ha visto lo schieramento di Leonardo: al suo confronto, Ancelotti è diventato un catenacciario.
«Posso dirlo? Ci avevo pensato anch'io l'anno scorso. Poi ho deciso di desistere. E sapete perché? Perché Pato non era favorevole all'esperimento e pensavamo, che isolandolo lì nell'angolino, a destra, si potesse disperdere il suo grande patrimonio. Leo è stato bravo prima nel convincere Pato e poi nel trovare una soluzione che di fatto esalta le qualità del ragazzo».
Ha visto cosa è successo a Dida?
«Sono proprio contento per lui. È il premio per la cura maniacale con cui si allena. Spesso, in passato, gli consigliavamo di mollare il colpo, di frenare, era persino esagerato negli allenamenti. Adesso sarà un bel rebus quando torna Abbiati».
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