La primavera della Benetton trova ghiaccio a Roma e neve a Mosca. Castigata in Italia con 12 punti per tesseramento irregolare, battuta nel supplementare dalla Dynamo nella partita che avrebbe aperto la porta europea per le migliori 8 squadre.
In Italia la punizione, con 2 anni di squalifica anche per il fedelissimo Cirelli, in Russia la sconfitta (68-65) che una squadra bersagliata da ogni tipo di sfortuna non meritava, perché anche nell'ultima battaglia, pur giocando i 25 minuti finali in maniera orribile, dilapidando i 12 punti di vantaggio accumulati dopo i primi due quarti (23-35), soffrendo a rimbalzo (48-26), ha dato il cuore che comunque resta il marchio di fabbrica per questi tutti verdi che ora ricominceranno il campionato dal quartultimo posto, con gli stessi punti di Teramo, scendendo da 28, nel gioco dell'oca di un regolamento ambiguo, a 16, appena sopra la zona retrocessione, lontano dai play off, lontano da una possibile riqualificazione europea.
Una punizione che la Benetton temeva per quanto riguarda l'Italia, anche se ora andrà all'appello del 27 marzo trovandosi contro l'accanimento del procuratore generale che ha contestato il giudizio, un castigo sul campo che si è tirata addosso quando ha smesso di vedere il canestro anche nei tiri liberi, ma subendo pure la punizione di un arbitraggio, soprattutto con lo spagnolo Ortis, che alla fine ha regalato alla Dynamo un successo che certo non meritava più di Treviso. I centimetri di Papadopoulos, il kazako russo, la mano di Fotsis, il tiro da 3 di Eddie Gill, fantasma per tutta la partita quando mancavano 16 secondi alla fine, per decidere una sfida che Zizis aveva tentato di riaprire con il pareggio a quota 63 ad 1'15" dalla fine, che Nelson, con 2 liberi a 13" (66-65) dal gong, aveva tenuto ancora in vita. È andata male nell'ultimo attacco, palla perduta dopo un bel recupero difensivo.
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