Finalmente una buona notizia: a scuola tornano gli esami di riparazione. Erano stati soppressi una quindicina di anni fa da un ministro di centrodestra, Francesco DOnofrio, che forse non si era reso conto di aver fatto una cosa molto sessantottina, una cosa che seguiva londa del sei politico e degli esami di gruppo. DOnofrio aveva introdotto il sistema dei «debiti scolastici», nel senso che uninsufficienza cambiava nome e diventava appunto un debito, e fin qui non ci sarebbe niente di male: il fatto è che questi debiti lo studente finiva per non saldarli mai, se li trascinava fino alla maturità, e se proprio ne aveva molti veniva ammesso agli esami con un punteggio un po più basso, ma comunque ammesso.
Il sistema, oltre che diseducativo, era anche ingiusto, uno schiaffo alla meritocrazia perché poteva succedere (anzi, succedeva regolarmente) che alla fine uno studente pluri-indebitato ottenesse, grazie a una buona prova desame, una votazione migliore rispetto a chi aveva studiato più di lui per cinque anni e magari si era impappinato davanti alla commissione.
I dettagli del ritorno al passato li trovate alle pagine 10 e 11. Per il momento scatta lobbligo di saldare i debiti entro il 31 agosto; dallanno prossimo, riavremo i vecchi esami. Non cè bisogno di molte parole per spiegare perché siamo favorevoli alla restaurazione, cominciata da Fioroni e ora completata da Mariastella Gelmini. Labolizione degli esami faceva parte di quella nefasta cultura secondo la quale bisogna far crescere i nostri eredi col sedere nel burro: la cultura del dottor Spock, del «tu» alla maestra, dei voti sostituiti da sigle incomprensibili o da commenti soft per non traumatizzare il pargolo con un quattro.
Saremo anche dei vecchi tromboni, ma preferiamo essere cresciuti sapendo che gli esami non finiscono mai, piuttosto che illudendoci che i debiti si possano non pagare mai.
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