Scontri allo stadio Gli scontri fra ultras atalantini e forze dell'ordine sono ripresi, sempre più violenti, davanti allo stadio. L'intento degli ultras era chiaro: fare di tutto per evitare che si disputasse la gara tra Atalanta e Milan. La partita, però, è iniziata lo stesso. Non si è placata, però, la rabbia degli ultras atalantini. Al 16' minuto del primo tempo la gara è stata sospesa: gli ultras dell'Atalanta hanno cercato di distruggere il vetro antisfondamento che separa il campo, riuscendovi in parte. Per farli desistere si sono prodigati i giocatori dell'Atalanta. L'arbitro Saccani ha parlato in campo con giocatori, tecnici e dirigenti e subito dopo è rientrato negli spogliatoi insieme alle due squadre. A quel punto la curva atalantina ha appluadito mentre il resto dello stadio si è messo a fischiare, segno della evidente spaccatura all'interno della tifoseria.
Milano, tensione altissima ma scontri "frenati" Forte tensione, una sassaiola contro un commissariato di polizia, razzi e fumogeni verso la sede Rai, due giornalisti e due teleoperatori aggrediti. Ma per fortuna, nessun incidente paragonabile ad altre situazioni vissute oggi in seguito all'uccisione del tifoso laziale sull'autostrada. Questo il bilancio di un pomeriggio in cui centinaia di ultras di Inter e Lazio hanno percorso in lungo e in largo una parte di Milano, dopo che la partita Inter-Lazio era stata rinviata a San Siro. Le due tifoserie sono storicamente unite da un gemellaggio che oggi si è stretto contro due obiettivi: forze dell'ordine e giornalisti. La loro marcia rabbiosa è iniziata dal piazzale di San Siro, non appena si è sparsa la notizia che Gabriele Sandri era stato ucciso . I tifosi comuni, amareggiati per la piega che stava prendendo la loro domenica calcistica, se ne sono andati pacificamente.
Striscioni e slogan violenti E, mentre i tifosi dell'Olimpia lasciavano il Forum dove era in corso il derby di basket, Milano-Varese, circa quattrocento sostenitori, nerazzurri e biancocelesti, si sono raccolti dietro due striscioni ("Amato dimettiti" e "Per Raciti fermate il campionato, la morte di un tifoso non ha significato") e hanno cominciato a marciare attorno allo stadio inneggiando al laziale ucciso ("Gabriele uno di noi") e contro le forze dell'ordine ("Assassini, assassini"). Teste rasate, qualche passamontagna e cappucci tirati sul viso, ragazzi ma anche diverse ragazze. Parte la marcia, e anche la caccia al giornalista.
Cronisti aggrediti Nei pressi dello stadio Meazza, si staccano dal corteo alcuni violenti che aggrediscono due cronisti della carta stampata, colpevoli di ficcare troppo il naso per fare il proprio lavoro. Ma peggio va a un operatore di Mediaset, costretto ad andare in ospedale per farsi medicare le ferite. Mentre un suo collega della Rai poco dopo si vede distruggere la telecamera e rubare la videocassetta sui cui ha appena registrato le immagini degli ultras che lanciano sassi e bottiglie contro il commissariato San Siro di via Novara, a poche centinaia di metri dallo stadio.
Fumogeni e cori davanti alla Rai Da lì il corteo, a questo punto dimezzato, si muove alla volta della sede Rai di corso Sempione, sempre indisturbato. Infatti la polizia sceglie il profilo più basso possibile (monitorando la situazione con gli occhi discreti della Digos), per evitare in ogni modo di offrire agli ultras la scintilla che potrebbe dare il via agli scontri. Solo di fronte alla sede Rai si manifestano una quarantina di divise in tenuta antisommossa. Ma anche da qui, dopo una mezz'ora di insulti, cori provocatori e qualche fumogeno lanciato contro gli agenti schierati davanti all'ingresso, gli ultras se ne vanno, e puntano al cuore della città. Verso le sei di sera, ormai ridotto a una cinquantina di sostenitori, il corteo marcia lungo via Dante fino a piazza Duomo, affollata di passanti, dove ad attendere i tifosi ci sono - sempre discretamente appostati - un centinaio tra poliziotti e carabinieri. Alle 20.45, l'arrivo di una quarantina di ultras da uno dei lati del Duomo ha dato il segnale ai 200 che erano raggruppati sotto la statua equestre di Vittorio Emanuele. I nuovi venuti si sono abbracciati agli altri e tutti si sono schierati nello spazio antistante l'ingresso della cattedrale, occupando longitudinalmente gran parte della piazza, sfidando con slogan le forze di polizia attestate all'ingresso della Galleria Vittorio Emanuele. Sono volati un fumogeno rosso, una bottiglia e molti slogan contro polizia e carabinieri, mentre i capi degli ultras si mettevano davanti per impedire ai più esagitati di avanzare ulteriormente. Tra polizia e tifosi, un centinaio di metri. Il momento di tensione è durato un quarto d'ora.
In prima fila è stato srotolato lo striscione che aveva accompagnato il corteo ('Per Raciti fermate il campionato ma la morte di un tifoso non ha significato'). Dietro lo striscione alto un metro mezzo sono tornati a formarsi capannelli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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