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Berlino, incertezza sul voto anticipato La Spd perde i pezzi

Salvo Mazzolini

da Berlino

“La grande incertezza” è il titolo di un lungo reportage che Der Spiegel dedica all’attuale momento politico tedesco. Stando alle previsioni generali, che si basano sugli orientamenti dei partiti, a metà settembre i tedeschi dovrebbero recarsi alle urne con un anno di anticipo sulla fine naturale della legislatura. Ma non è sicuro poiché non è ancora chiaro se e come sarà possibile sciogliere il Parlamento. Tra le tante ipotesi che avanza Der Spiegel c’è anche quella che il Parlamento non verrà sciolto per mancanza di un’adeguata copertura costituzionale, che non ci saranno le elezioni anticipate e che l’attuale maggioranza rossoverde, a meno di una rottura chiara ed esplicita tra i due partner della coalizione, potrebbe essere costrette a governare fino all’autunno del 2006, quando scadrà la legislatura. Si tratta di un’ipotesi estrema e molto improbabile poiché tutte le forze politiche sono per il voto anticipato. Tuttavia sulla strada per arrivarci domina, come dice Der Spiegel, la totale incertezza.
La strada scelta dal Cancelliere Schröder non convince il Presidente della Repubblica, Horst Köhler, cui spetta la decisione finale. Secondo la soluzione escogitata da Schröder, il primo luglio il Cancelliere chiederà al Bundestag la fiducia e tutti i parlamentari del suo partito si asterranno. A questo punto il governo non disporrebbe più di una maggioranza e poiché non ci sono alternative per formare altre maggioranze, il Presidente della Repubblica sarebbe obbligato a sciogliere il Parlamento entro ventun giorni dal voto di sfiducia e a indire nuove elezioni entro due mesi dallo scioglimento.
La strada scelta da Schröder è stata approvata ieri dal direttivo socialdemocratico (il partito del Cancelliere). Però ha subito suscitato obiezioni e resistenze. La Presidenza della Repubblica ha fatto capire di ritenere l’idea dell’astensione concordata una messa in scena, un finto voto di sfiducia, un trucco per aggirare la Costituzione che prevede che un governo governi fino alla fine della legislatura anche se dispone di una maggioranza esigua come è il caso della coalizione rossoverde. E dello stesso parere sono anche alcuni parlamentari socialdemocratici. Klaus Kirschner, presidente della Commissione sanità, ha detto che non si asterrà ma voterà la fiducia. E ancora più esplicito è stato un suo collega, Rudolf Bindig, il quale ha detto che non ha nessuna intenzione di prendere in giro i suoi elettori.
A trattenere la mano del capo dello Stato contribuisce poi il rischio di eventuali ricorsi alla Corte costituzionale. Insomma davvero un pasticciaccio dal quale non è chiara la via di uscita. L’unica certezza è che la campagna elettorale è già incominciata. E sarà una campagna particolarmente difficile, quasi disperata, per Schröder. Gli ultimi sondaggi accreditano al partito del Cancelliere appena il 27% e il 47% alla Cdu-Csu, lo schieramento di centrodestra guidato da Angela Merkel. Per risalire la china Schröder dovrà lottare anche contro la Wasg, il nuovo partito sorto alla sinistra dei socialdemocratici in seguito alla fusione tra i postcomunisti e il movimento di Oskar Lafontaine.

Anche ieri il partito di Schröder ha visto la defezione di un esponente eccellente del Baden Wuerttemberg, Ulrich Maurer, e del leader della comunità turca, Hakki Keskin: tutt’e due confluiti nella Wasg.

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