Roma - «Ora scommetto che gli passo il microfono e smette di piovere». Gianfranco Fini cede la parola e il pubblico applaude divertito. Silvio Berlusconi dopo di lui sul palco va come un treno. E spiove per davvero. La folla è in tripudio. L’ultimo comizio per Gianni Alemanno sindaco e Alfredo Antoniozzi presidente della Provincia è stato il primo impatto con la piazza della coppia leader delle elezioni. La kermesse di ieri ha avuto l’impronta dell’adunanza dei vincitori. Bagno di folla nonostante il tempaccio, pioggia a secchiate su piazza Navona.
Gente assiepata fin dentro l’ambasciata brasiliana, rintanata sotto i tendoni dei bar dove i turisti ridono e si fermano volentieri ad ascoltare il «quiz» su Roma di Berlusconi, per «mandarvi in fretta a casa a bere un tè caldo» e andare a votare domenica «senza il raffreddore».
Domanda: «Volete l’immondizia depositata lungo le strade di Roma?». Risposta della folla: «Noooo!». «Volete più asili nido?». «Siii!». E così a colpi di Si e No il presidente del Consiglio in pectore ha ripetuto il programma politico di Alemanno, ringraziato per la sua «splendida campagna elettorale», ha spedito Veltroni «in Africa» e Rutelli «sul motorino, che gli piace tanto».
Le asprezze e i toni da ring delle ore precedenti, nell’ellisse di piazza Navona lasciano posto al sorriso, alla battuta, all’ammicco alla folla, alla sua componente femminile: «Un bacio a tutti ma alle signore uno di più», ma anche all’appello agli indecisi, nella consapevolezza che la corsa a due di domenica con Rutelli per la poltrona della Capitale è «una partita che si giocherà all’ultimo voto», come ricorda Alemanno dal palco. «È sufficiente che tornino a votare quelli che hanno già votato Alemanno. L’astensione colpirà loro», assicura Fini. Ma anche di più visto l’appoggio di Mario Baccini, ringraziato, e il voto di coscienza del’Udc, ricordano gli oratori che si susseguono al microfono prima dell’arrivo dei big, da Giorgia Meloni al vicecoordinatore di Fi Fabrizio Cicchitto, ai due candidati, con Maurizio Gasparri nel ruolo del «presentatore». Senza contare sparsi pentiti di sinistra, come il partecipante al comizio di piazza Navona che ha piantato sotto il palco un cartello con la scritta: «Un socialista che questa volta voterà Alemanno».
Politica e comicità: prende parola Enrico Montesano, poi Jerry Calà che canta «Io vagabondo che son io» e conclude al grido: «Ma lassù c’è rimasto Silvio», Pino Insegno. Infine parte sui maxischermi un video di Tu vuo’ fa l’americano di Carosone per Veltroni: «Se tu pens a Bassolino-tu te senti disturbà-per la monnezza che ti dà».
Ma le risate a crepapelle sono per il quizzone di Berlusconi: alcune «domandine semplici semplici», per ricordare cosa propone il Pdl per Roma e cosa il voto per Alemanno vuole cancellare dalla memoria. E «se sbagliate sarete costretti a stare qui ancora per un’ora».
«Volete porte aperte agli immigrati irregolari?». «Noooo!». «Volete il vice di Prodi come sindaco riciclato?». «Nooo!». Si volta verso Fini e Alemanno: «Si vede che hanno studiato». Quindi, domanda dopo domanda invita a dire «no» anche con il voto al «prelievo fiscale più alto d’Italia, alla metropolitana più inefficiente d’Europa, alle strade piene di buche, alla droga libera davanti alle scuole». Un comizio brevissimo, con chiusa da cabaret: «Veltroni l’abbiamo già spedito in Africa e speriamo che si trovi bene. Ora a Rutelli invece dell’auto blu restituiamogli il motorino, che gli piace tanto».
Quindi l’ultimissimo invito: non affidare Roma «a chi ha messo in ginocchio l’Italia. Viva Gianni, viva Alfredo Antoniozzi, Roma riàlzati». E per concludere «Viva la libertà!».
Nel frattempo smette di piovere. Alemanno la prende sul serio: «La pioggia si è fermata quando ha parlato Berlusconi, anche Veltroni e Rutelli devono prenderne atto». Spunta Stefania Prestigiacomo da un balcone della piazza e saluta la folla tra lo sventolio di bandiere del Pdl.
Berlusconi circondato dai fan riceve in omaggio il simbolo dei «Poeti d’azione», partito minuscolo che si era presentato alle elezioni e ai microfoni dice: «Veltroni lascia un debito di 9 miliardi di euro. Soldi spesi per feste e consulenze». Oggi, 25 Aprile, nessuna piazza per lui, ma «lavoro, lavoro: mi considero in debito con gli italiani che ci hanno liberato dalle dittature ».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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