Berlusconi: "Andrà a casa tra un mese"

"Vedo Palazzo Chigi che incombe. E lo guardo con angoscia". Dalle ampie finestre al primo piano di Palazzo Ferrajoli, Silvio Berlusconi dà uno sguardo veloce alla facciata di fronte. Nascosto dietro la colonna di Marco Aurelio e sbiadito nella notte c’è l’ingresso di quella che per un quinquennio è stata per il Cavaliere una sorta di seconda casa...

Berlusconi: "Andrà a casa tra un  mese"

da Roma

«Vedo Palazzo Chigi che incombe. E lo guardo con angoscia». Dalle ampie finestre al primo piano di Palazzo Ferrajoli, Silvio Berlusconi dà uno sguardo veloce alla facciata di fronte. Nascosto dietro la colonna di Marco Aurelio e sbiadito nella notte c’è l’ingresso di quella che per un quinquennio è stata per il Cavaliere una sorta di seconda casa. E ora che il nuovo inquilino sembra essere a un passo dallo sfratto, il leader di Forza Italia inizia a immaginare il futuro. Il dopo crisi, per essere esatti, visto che - assicurava venerdì sera ai presenti - «il governo cadrà sulla Finanziaria», che andrà in aula nella seconda decade di novembre. E come ha raccontato a Bruno Vespa, in L’amore e il potere. Da Rachele a Veronica un secolo di storia italiana, «un governo tecnico sostenuto da larghe convergenze è impraticabile e sarebbe assolutamente irrispettoso per gli elettori».
E dunque, per quanto sereno e rilassato anche grazie all’ospitalità impeccabile della giovane festeggiata, la portavoce di Roberto Maroni Isabella Votino, il Cavaliere non nasconde i suoi molti timori. Perché, spiega seduto sul divano a tarda notte ad alcuni cronisti puntando l’indice verso Palazzo Chigi, «lì c’è da lavorare davvero». Insomma, lo stesso Prodi «è un povero diavolo innocente» e «nessuno al posto suo farebbe di meglio avendo 50 senatori anticapitalisti e antisistema che lo ricattano». Anche lei? «Avrei gli stessi problemi. L’ho provato sulla mia pelle per cinque anni e quanta pazienza c’è voluta a mettere d'accordo sempre tutti...». Mentre dalla sala a fianco arrivano alte le note della chitarra di Michele Apicella, una signora non frena la curiosità: «Ma allora perché ci vuole tornare?». Sorriso: «Intanto vinciamo le elezioni, a marzo, aprile al massimo. Poi penseremo ai problemi». A cui, in verità, sta già buttando un occhio se proprio insieme ad Apicella si esibisce in una canzone «dedicata a Maroni e a tutti gli alleati». Sulle note di due chitarre, un violino e un mandolino, i due intonano: «Senza te, sento il vuoto; senza te il tempo non esiste. Ma con te il mondo ha più colore e il tempo vola. Abbiamo tutto il mondo da inventare». Applausi dei presenti - tra cui il direttore di Raidue Antonio Marano e Bruno Vespa - e pizzicata di Maroni: «Ahi, ahi, ahi».
Berlusconi parla anche di legge elettorale. E non ha alcun dubbio: «Va bene questa perché obbliga il Pd ad allearsi con la sinistra estrema. Non vedo ragione per cui dovrei rinunciare a un simile vantaggio...». Con tanto di previsione: «Se si votasse oggi avremmo circa 70 deputati in più alla Camera dove non scatterebbe neanche il premio di maggioranza, e 39 senatori al Senato. Pensate, quelli all’estero li prenderemmo tutti noi tranne il seggio del Sud America». Altra digressione sul governo: «Cadrà, sono sicuro. Ormai sono tanti i senatori delusi, soprattutto nella Margherita. Tanti a piè di lista che sanno che non saranno mai più eletti. A loro - aggiunge lasciando intendere che presto nascerà un partito o un gruppo parlamentare pronto ad accoglierli - non darò un canotto ma una barca per avvicinarsi alla nostra portaerei». Netto anche sul Pd: «Eccezionale operazione mediatica. Ma fra due settimane non se ne vedrà più traccia nei sondaggi». Si passa alla politica estera. «L'Europa - dice - ha perso potere. Non ci sono più quelli di una volta. Blair, Aznar, Schröder e, se permettete, non c’è più il sottoscritto che ha sempre fatto da collettore. Sapete, per ragioni anagrafiche, mi considero un po' il loro fratello maggiore».
La lunga chiacchierata finisce così, anche perché il Cavaliere ha di fatto ormai monopolizzato l’attenzione di molti degli invitati. Si passa alle candeline e agli auguri. Con Berlusconi che ascolta Apicella suonare e racconta dei loro primi incontri: «È un fannullone. Passavano mesi e mica le faceva le musiche alle mie canzoni. Gli dissi: “Ma che fai tutto il giorno?”. E lui: “A dotto’, guardo la tv e vedo lei che lavora”».

Poi, prima di lasciare la festa, la confessione meno attesa: «Crozza è fantastico, vi invito a guardarlo su internet. Sia quando canta l’inno del Pd che quando fa l’appello elettorale insieme a Veltroni. Impagabile, devo telefonargli e fargli i miei complimenti».
Adalberto Signore

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