Berlusconi aspetta segnali dal Colle "Governo più forte senza sabotatori"

Le mosse del premier. "Siamo determinatissimi ad andare avanti. Non c'è alternativa a questo esecutivo". Sulla maggioranza: "I numeri in Aula tengono, lo abbiamo dimostrato per ben sette volte in 50 giorni"

Berlusconi aspetta segnali dal Colle 
"Governo più forte senza sabotatori"

Roma - Toni decisamente più bassi, nessun riferimento esplicito all’affaire Ruby e - soprattutto - niente affondo contro i magistrati. L’unica tirata d’orecchie è per i «sabotatori» Fini e Casini, ma è chiaro che nel complesso Berlusconi raccoglie l’invito. Il Cavaliere si ferma ai box almeno per un giro mentre la safety car del Quirinale è in pista per tentare di sopire quello che ha tutte le carte in regola per diventare un conflitto istituzionale senza precedenti. Non solo potere giudiziario contro potere esecutivo, ma anche Palazzo Chigi contro la presidenza della Camera e questa a sua volta contro la presidenza del Senato e il ministero degli Esteri. Insomma, ce n’è davvero per tutti i gusti.
Così il premier prende tempo. In attesa di capire se la moral suasion del capo dello Stato possa davvero portare a qualche risultato. D’altra parte, in più d’una occasione Berlusconi si è trovato a far presente ai suo collaboratori che Napolitano non è solo il presidente della Repubblica ma anche il presidente del Csm. La persona più titolata, insomma, per cercare di riportare lo scontro sotto il livello di guardia. Ma se il Colle non dovesse farcela, Berlusconi è pronto a menare fendenti di nuovo, visto che nessuno gli potrà mai togliere dalla testa di essere lui la vittima dell’assedio. Questo scontro frontale - è il senso dei suoi ragionamenti degli ultimi giorni - non l’ho certo iniziato io ma la procura di Milano e tutti coloro che la stanno cavalcando dentro i palazzi della politica. Ed è questa la ragione dei tre videomessaggi degli ultimi giorni: dare un segnale chiaro che non c’è alcuna intenzione di arretrare, a costo di andare alla guerra un giorno sì e l’altro pure.
Al momento, però, siamo in pieno time out. Con il Cavaliere che si collega telefonicamente a un’iniziativa dell’Adc di Pionati a Cassino e si dice «sereno» e «intenzionato ad andare avanti». «Malgrado quel che accade», aggiunge. Ed è l’unico riferimento al terremoto dell’ultima settimana. Insomma, «continuo a lavorare tutti i giorni nell’interesse del Paese e di tutti».
Berlusconi, dunque, insiste sulla strada del «no» alle elezioni anticipate. Ricorda gli «agguati della sinistra» e sottolinea che la maggioranza e il governo sono «riusciti a sventarli». Poi, la replica al leader dell’Udc Casini che dalla due giorni di Todi ha aperto, di fatto, all’ipotesi di un ritorno alle urne. «Chi vuole le elezioni anticipate - è la risposta di Berlusconi - pensa solo ai propri interessi, alla propria possibilità di gestione e spartizione del potere». Insomma, chi chiede un ritorno alle urne «non pensa a un nuovo governo in grado di governare e fare le riforme ma solo al suo tornaconto». Eppoi, «la maggioranza c’è e ha vinto 7 a 0 superando tornate elettorali e voti di fiducia» e i «numeri tengono» abbastanza da poter fare anche «quella riforma della giustizia che è stato Fini a non volere».
L’unico vero affondo della giornata, insomma, è per il Terzo polo visto che il Cavaliere non sembra affatto gradire l’accusa di vecchiume che gli viene rivolta dall’assemblea di Todi. Ed è così che Fini, Casini e Rutelli vengono definiti «relitti» e il loro progetto derubricato a un «assemblaggio di spezzoni del passato». E questo mentre, al contrario, l’alleanza fatta da Pdl, Lega e Responsabili «rappresenta oggi l’unica possibilità di un governo solido che garantisca stabilità». Secondo il premier, dunque, il Terzo polo è una fallimentare iniziativa politica. «Oltre al muro dell’opposizione - attacca - sulla strada della governabilità abbiamo trovato un altro muro: quello di quei politici di professione che si sono messi insieme ma rappresentano una mentalità che non è in grado di governare e che ha portato nel passato alla crisi dello Stato».

Insomma, «senza i finiani e Casini siamo più uniti e determinati che mai» tanto che «l’addio di Fini è diventata una risorsa e l’occasione per dare una risposta al Paese» visto che «prima erano al governo per sabotare».

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