Politica

Berlusconi avverte: "Oggi Pd in piazza attenti ai facinorosi"

E per spiegare la riforma Gelmini si prepara a mandare deputati e senatori davanti alle scuole

Berlusconi avverte:
"Oggi Pd in piazza
attenti ai facinorosi"

nostro inviato a Pechino

In Italia è l'alba quando Silvio Berlusconi torna ancora una volta sulla questione scuola. Per rispondere alle critiche arrivate dal Pd dopo che il premier aveva detto di non aver mai «neanche pensato» di utilizzare la polizia nelle scuole, ma soprattutto per mandare un messaggio chiaro in vista della manifestazione di oggi pomeriggio a Roma.

Insomma, pur senza mai nominare Walter Veltroni e la piazza che si appresta a protestare contro il governo, le parole di Berlusconi non lasciano spazio a dubbi. «Se ci sono dei facinorosi che vogliono manifestare - dice nella hall dell'Hotel Ritz Carlton di Pechino - hanno tutte le strade possibili immaginabili per farlo. Lo Stato però deve fare lo Stato e garantire i diritti di tutti».

Certo, la maggioranza è gente che «manifesta perché si oppone» ma «sappiamo che ci sono anche piccoli gruppi» organizzati «dall'estrema sinistra e dai centri sociali» che «hanno il supporto dei giornali». Parole che lette all'indomani delle proteste contro la riforma Gelmini non fanno che confermare la linea dura dell'esecutivo, perché «non è possibile che a chi non condivide la mobilitazione sia impedito l'accesso alle strutture pubbliche».

Ma che ascoltate alla vigilia della tanto attesa piazza del Pd che oggi si riunirà al Circo Massimo possono suonare anche come un monito, perché se Veltroni non saprà gestire a dovere l'appuntamento - allargato a Italia dei valori e parte della sinistra radicale - il rischio serio che corre l'opposizione è quello dell'autogol. Se il raduno del Pd dovesse trasformarsi in uno dei tanti girotondi antiberlusconiani, infatti, il Cavaliere potrebbe facilmente sostenere di esser stato buon profeta.

Anche per questo - rientrato in albergo dopo un pranzo all'insegna dell'italianità nel tre piani di «Piazza Italia» - il premier non lascia spazio ad alcuna ipotesi di dialogo: «Dicono che sono un dittatore, mi chiedo perché dovrei farlo». D'altra parte, due sono le ipotesi: se è vero «do solo ordini e mi impongo» mentre se è falso e «la realtà è che siamo in un Paese democratico» non si capisce perché «devo dare credito a chi afferma che siamo in un regime». Insomma, «non ci può essere alcun dialogo con chi è su queste posizioni irrealistiche ed è totalmente inattendibile». E dunque «io vado avanti a realizzare il mio programma indipendentemente da tutti i teatri e teatrini che mette in campo la sinistra».

Un messaggio tanto chiaro che quando sono ormai passate le dieci e mezzo di sera e il premier incontra ancora una volta i giornalisti a Veltroni non vuole concedere neanche la soddisfazione di una replica. Il leader dell'opposizione dice che «più che commentare aspetta la sua smentita», gli fa presente un cronista. Berlusconi tace qualche istante e risponde: «Non replico neppure, non è il caso. Ormai ci ho fatto l'abitudine, ho la pelle dura e spessa, sono abituato a ricevere insulti e calunnie. Metto tutto in un unico fascio». Prima di congedarsi, il Cavaliere torna ancora sulla scuola. «Ho letto un po' di titoli di giornali - dice - e le persone di buon senso credo che sappiano dare giudizi su quel che vedono...».

Dopo le critiche di giovedì, dunque, il premier ribadisce di essere «deluso» dal modo con cui i giornali hanno trattato la vicenda. Dell'idea «spiritosa» che ha in mente per far sì che chi vuole partecipare alle lezioni durante gli scioperi non sia costretto a restare a casa ancora una volta non parla. «La dirò a tempo debito», spiega. Ma sembra che l'intenzione sia quella di lanciare una vera e propria contromobilitazione con deputati e senatori che si presentano sotto le scuole per spiegare la riforma Gelmini e «rispondere alle falsità della sinistra».

Mercoledì scorso, infatti, dal quartiere generale di Forza Italia è stata inviata a tutti i parlamentari del Pdl una mail con due allegati: un pieghevole di otto pagine in cui si elencano punti salienti e ragioni della riforma e un volantino fronte retro in

cui si critica l'atteggiamento disfattista dell'opposizione. Sarà questo il materiale che deputati e senatori utilizzeranno, ciascuno nel proprio territorio, per contrastare la «campagna di disinformazione» sulla scuola.

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