Berlusconi: «Basta spazzatura» Il Pdl: «Perché D’Alema sapeva?»

RomaNessun passo indietro. Nessuna resa agli attacchi congiunti del circuito mediatico e di quello giudiziario, anticipati - profeticamente o quasi - da Massimo D’Alema e sfociati nelle indagini della Procura di Bari. Silvio Berlusconi non arretrerà. «Ancora una volta si riempiono i giornali di spazzatura e di falsità. Io non mi farò certo condizionare da queste aggressioni e continuerò a lavorare, come sempre, per il bene del Paese», ha dichiarato il premier in un comunicato di Palazzo Chigi, diffuso in seguito all’articolo del Corriere.
In serata il Cavaliere si è riunito per tre ore a Palazzo Grazioli con il Guardasigilli Angelino Alfano, il ministro per gli Affari regionali Raffaele Fitto, il suo legale Niccolò Ghedini e il sottosegretario Gianni Letta. All’uscita Ghedini ha detto ai cronisti che non si è parlato del caso Bari: è stata «una delle tante cene che facciamo abitualmente», aggiungendo però che «queste scosse scuotono solo D’Alema».
Ma la sua reazione decisa il premier l’aveva già riservata all’ufficio di presidenza del Pdl di ieri mattina. «Non la finiranno mai, insisteranno sulla mia vita privata, ce l’hanno con me. Questa è la prova che c’è un piano preciso», avrebbe detto indicando la pagina 6 del quotidiano milanese, secondo quanto riferito dai partecipanti. «È grave» che D’Alema venga a sapere di alcune vicende «prima del presidente del Consiglio», avrebbe aggiunto, ma «se è chiaro il tentativo di abbattermi, sappiano che non ci riusciranno e io non farò alcun passo indietro: non mi faccio colpire da questi signori». Berlusconi sa che non «è la prima volta né sarà l’ultima», perché gli avversari continueranno su questa linea forse fino «alle Regionali». In un’intervista all’emittente Teleuniverso ha ribadito il proprio punto di vista. «Non ho mai parlato di oscuri complotti - ha detto - ma ho parlato con assoluta precisione di un chiaro attacco al premier, di un chiaro progetto eversivo messo in atto da un gruppo editoriale schierato a sinistra e con la connivenza della sinistra». La vittoria elettorale, ha aggiunto, «ci consentirà di governare con ancor maggiore tranquillità».
Il diretto interessato, l’ex premier D’Alema, si è difeso, ha ribadito «io non c’entro» e ha suggerito a Berlusconi di «rispondere» alle affermazioni di Patrizia D’Addario. Minacciando «denunce» nei confronti di coloro che lo dipingono come «manovratore di inchieste giudiziarie». Chi solo si permette il lusso di tali elucubrazioni è «un mascalzone e un bugiardo». Lui è vittima di «una vergognosa speculazione»: a In mezz’ora aveva espresso «un giudizio politico».
Eppure, dopo il colloquio in tv con Lucia Annunziata molti nel Pdl pensano che il succedersi degli eventi non sia casuale. Dal paventare le «scosse» alle accuse della D’Addario in piena campagna elettorale e alla vigilia del G8 sono passati tre giorni. I coordinatori del Pdl Bondi, La Russa e Verdini hanno espresso «totale solidarietà al presidente», sorpresi che «ricostruzioni da Bolero Film» diventino «notizie». Ma soprattutto, i tre ripropongono la domanda del ministro Fitto: «Come faceva D’Alema a “immaginare” in anteprima assoluta i contenuti di una nuova inchiesta della Procura di Bari?».
Interrogativo rilanciato da Ghedini. «Come mai D’Alema conosceva questa situazione? È improbabile che una persona che vive in Puglia contatti il Corriere e non i quotidiani locali», ha sottolineato. «Berlusconi è tanto poco ricattabile - ha ricordato - che, alla proposta di acquistare le foto scattate a Villa Certosa per un milione, si è rivolto alla Procura per dimostrare la sua buona fede». E poi, assicura, «non credo che la D’Addario sia mai andata a casa del premier».
Denis Verdini è dello stesso avviso. «D’Alema prima insinua, dimostrando di sapere molte più cose di quanto possa ammettere e ora, beccato con le mani nella marmellata dalla Procura di Bari, poi minaccia», ha dichiarato ricordando il precedente di Violante, costretto a dimettersi dall’Antimafia per alcune rivelazioni indebite. «D’Alema e partito non sono nuovi a contiguità inquietanti con alcuni settori politicizzati della magistratura», ha tagliato corto il capogruppo Pdl al Senato, Gasparri. Ancor più decisa Michaela Biancofiore: «Giù le mani da Berlusconi o la gente scenderà in piazza».

Solo nel tardo pomeriggio, invece, la solidarietà di Franceschini a D’Alema. Il primo a correre in soccorso del líder Massimo è stato così il deputato Pd Michele Bordo, già segretario regionale pugliese dei Ds. Corsi e ricorsi storici.

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