Berlusconi-Casini, prove di avvicinamento

RomaNelle ultime settimane Berlusconi ha iniziato a osservarlo con un certo interesse. Perché ormai da un po’ Casini si muove in maniera sì discreta ma pure eloquente. Di segnali di fumo ne ha mandato più d’uno: quindici giorni fa durante una lunga chiacchierata con Alfano alla Camera e la scorsa settimana in un faccia a faccia con Giulio Tremonti. Martedì sera, terminata la puntata di Ballarò, si è pure intrattenuto negli studi di via Teulada con il leghista Cota. E che in trasmissione tra i due ci sia stata una certa concordia piuttosto che le solite scintille non è affatto passato inosservato visto che la Lega è da tempo una delle pregiudiziali che l’Udc pone al Cavaliere.
Lavori in corso, dunque. Perché Casini - dice nelle sue conversazioni private - è convinto sia arrivato il momento di rimettersi in gioco e non è più disposto ad aspettare quei compagni di strada di cui si vocifera da tempo (da Montezemolo allo stesso Fini). A testimoniare quanto la manovra sia lenta e prudente, però, c’è la discrezione con cui il leader Udc affronta la questione pure durante le riunioni con i suoi parlamentari. L’ultima ieri, al gruppo della Camera, dove davanti a deputati e senatori Casini e Cesa discutono l’appuntamento di Todi del 21 e 22 maggio dove i centristi ragioneranno su quello che dovrebbe essere il Partito della nazione. Su un eventuale riavvicinamento al Cavaliere neanche una parola.
La macchina, però, è partita. La sponda centrista sul legittimo impedimento è nota, mentre ieri c’è stato il voto sul ddl carceri con la disponibilità a chiudere la partita già in commissione. Senza contare l’accordo con l’Udc portato a casa dalla Polverini per la giunta del Lazio. Insomma, Casini si propone come interlocutore privilegiato della maggioranza e se son rose fioriranno. Berlusconi, da parte sua, guarda alla mano tesa con interesse, perché - è il senso dei suoi ragionamenti - l’appoggio di un pezzo dell’opposizione può essere determinante non solo per affrontare la crisi dell’euro ma pure per fare le riforme, da quella istituzionale a quella fiscale. Mettendo all’angolo Fini e la sua pattuglia di parlamentari. Anche ieri, infatti, durante una girandola d’incontri a Palazzo Grazioli il Cavaliere non ha avuto parole di elogio per il presidente della Camera (che ha chiuso la porta all’incontro con Verdini dopo il vertice di martedì sera a via del Plebiscito). Non so che gioco stia facendo e dove voglia arrivare - spiega in privato il premier - ma sia chiaro che se vuole ricucire deve accettare alcuni paletti: farla finita con i distinguo quotidiani e assicurare la blindatura dei provvedimenti. Insomma, per un faccia a faccia tra i due siamo ancora in alto mare.
Così, ci sta che nella breccia possa infilarsi Casini. Una scelta che sembra non trovi contrario neanche Caltagirone. Facendo da sponda su alcuni provvedimenti e iniziando il riavvicinamento. D’altra parte, su temi come la giustizia, la famiglia o la politica energetica Casini è molto più affine al Cavaliere di Fini. Sui tempi si vedrà: potrebbero essere lenti, ma pure accelerati dalla crisi che incombe e magari avere come conseguenza l’ingresso di un centrista al governo (che non sarebbe comunque Casini). Resta il nodo Lega, perché che Bossi non abbia mai amato l’Udc non è un mistero.

Anche se l’altolà di Tremonti sul federalismo - che rischia una frenata perché oggi la priorità sono i conti pubblici - è stata letta da alcuni proprio come un segnale al Carroccio. Con il Senatùr che vista la mala parata potrebbe decidere di ammorbidirsi sui decreti attuativi pur di ottenere i voti di un pezzo d’opposizione.

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