Il G8 sarà l'anticamera di nuove e più dure sanzioni contro l'Iran. Ad annunciarlo ci pensa Silvio Berlusconi durante la conferenza stampa di Napoli in cui presenta i temi all'ordine del giorno del summit in programma all'Aquila. Quanto sta accadendo in Iran spiega il premier rispondendo ad una domanda su possibili sanzioni internazionali «sarà il primo argomento che tratteremo al G8 e credo, anche se non voglio anticipare quello che accadrà, che si vada verso la direzione accennata». Stando alla dichiarazione del presidente del Consiglio, frutto sicuramente di consultazioni con gli altri capi di Stato, all'Aquila si cercherà di affrontare una delle più scottanti e attuali incognite della politica internazionale.
Fino a oggi sia gli Stati Uniti, sia l'Europa hanno mantenuto un atteggiamento di estrema cautela nei confronti dei brogli elettorali e della dura repressione ai danni dell'opposizione. Un atteggiamento duramente criticato per quanto riguarda l'Unione dal presidente della Camera. «L'omaggio alla realpolitik ha detto ieri Fini - non può impedire alla Ue di esprimere tutto lo sdegno per quanto avviene a Teheran».
Alla base di tante cautele vi era il timore di chiudere i ponti con Teheran e inficiare i negoziati sul nucleare ipotizzati fino a qualche settimana fa da Barack Obama. L'anticipazione del nostro presidente del Consiglio fa capire che quel negoziato sia già consegnato agli archivi della storia. Di fronte all'imbarazzo di trattare con un presidente sospettato di aver vinto con brogli e di un regime colpevole di gravissime violazioni dei diritti umani gli otto grandi punterebbero alla contrapposizione.
Al G8 si discuteranno dunque nuovi provvedimenti capaci rendere più efficace la morsa economica e bloccare le aspirazioni nucleari di Teheran. In particolare bisognerà capire come superare l'opposizione di Russia e Cina responsabili in passato delle minacce di veto in sede Onu che hanno imposto l'approvazione di mozioni inadeguate.
Mentre l'Occidente cambia rotta il regime della Suprema guida Alì Khamenei difende le proprie posizioni e ribadisce una volta di più i risultati elettorali del 12 giugno. A temine dell'annunciato riconteggio a campione di tre delle trenta province in cui si è votato lo scorso 12 giugno il Consiglio dei Guardiani ha confermato ieri sera i contestati verdetti ufficiali. L'ayatollah Ahmad Jannati, segretario e presidente dell'organo costituzionale responsabile in materia elettorale, certifica con una lettera al ministro degli interni Sadegh Mahsouli «l'accuratezza dei risultati delle elezioni presidenziali». L'opposizione guidata dallex premier Mir Hussein Mousavi aveva già fatto sapere di non riporre alcuna fiducia nel riesame di urne piene probabilmente di schede fasulle. L'onda verde dopo la manifestazione organizzata sabato sfruttando una celebrazione di Stato è tornata ieri a sfilare in Vali Asr uno dei più importanti viali della capitale dando vita a dei serpentoni umani. Anche stavolta i dimostranti sono stati dispersi dalle cariche delle milizie basiji e dai lacrimogeni.
Cinque dei nove dipendenti iraniani dell'ambasciata britannica arrestati sabato sono stati intanto rilasciati. La liberazione è avvenuta dopo il colloquio telefonico di domenica sera tra il ministro iraniano degli Esteri, Manouchehr Mottaki, e il collega britannico David Miliband.
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