Berlusconi: "Il governo? Non sta in piedi"

L'ex premier dà poche chance alla maggioranza: "L'estrema sinistra farà cadere il governo. Io sto già corteggiando alcuni senatori dell'Unione"

Berlusconi: "Il governo? Non sta in piedi"

Roma - "Sono ottimista, perché la situazione non sta in più in piedi", il governo già oggi "è andato sotto" sulle norme fiscali e "io sto corteggiando senatori dell’Unione stanchi ormai dei diktat dell’estrema sinistra in politica estera e sociale". Silvio Berlusconi è un fiume in piena. Si presenta solo in tarda serata alla cerimonia inaugurale della residenza privata del nuovo ambasciatore israeliano a Roma Gideon Meir ("per non incontrare Prodi", appena andato via, confiderà per scusarsi del ritardo con i suoi ospiti) e stila, davanti alla sala che lo accoglie con un tripudio, il "certificato di morte" dell’esecutivo di Romano Prodi. Con la convinzione che "la legge elettorale così com’è funziona" e perciò si può andare subito alle urne, tanto più che il probabile rivale Walter Veltroni "è solo la controfigura del povero Prodi, un moderato come noi, ma ostaggio dei diktat di una irresponsabile sinistra radicale".

Corteggio senatori dell'Unione "La vita - scherza il Cavaliere - mi ha tirato questo brutto scherzo: prima corteggiavo le belle donne, ora mi tocca corteggiare dei brutti senatori...". Scherzi a parte, la sensazione che Berlusconi fiuta nell’aria è quella di una stanchezza da parte di quanti stanno "dall’altra parte per convenienza" a mandare giù una coalizione sempre più sbilanciata a sinistra. "Vedremo adesso sulle pensioni quanti avranno il coraggio di rinnegare quanto avevano fatto quando erano con noi...".

Al voto con questa legge elettorale Secondo l’ex premier si può andare subito al voto con questa legge elettorale, che "così com’è funziona", ma viene usata come pretesto dalla sinistra per rinviare sine die la fine di un governo che ormai "non sta più in piedi". Qualche possibile aggiustamento Berlusconi l’individua nella trasformazione del premio di maggioranza da regionale in nazionale (al Senato), e in uno sbarramento del 4 o 5 per cento. D’altra parte, mastica amaro Berlusconi, "noi non abbiamo nulla da rimproverarci perché all’epoca fu il Quirinale" a obiettare su un premio di maggioranza nazionale anche a Palazzo Madama.

Veltroni come Prodi D’altra parte, è il ragionamento del Cavaliere in una sorta di ’comiziò che la sala sembra ben gradire, con il probabile arrivo di Veltroni alla guida del Pd non cambia niente. "Veltroni - attacca il presidente di Forza Italia - è solo la controfigura del povero Prodi, un moderato come noi ostaggio dei diktat di una irresponsabile sinistra radicale che prende ordini dai no global". E poi, sostiene il Cavaliere sgombrando il campo dalla possibilità di un suo passo indietro nella Cdl di fronte al giovane sindaco di Roma, "il nuovo sono io, io sono in politica da 12 anni, Veltroni da 40, e lo presentano come il nuovo...". In politica "non conta l’età, ma chi ha più voti e buone idee, il resto è poesia...".

La sinistra vuole la chiesa in silenzio Nell’annunciare la sua adesione alla manifestazione di domani contro i cristiani perseguitati in Medio Oriente, il Cavaliere attacca "i signori estremisti della sinistra": tutto quello che fanno, sintetizza l’ex premier, è frutto della loro "matrice ideologica". La Chiesa è "sotto attacco" perché "vorrebbero la Chiesa del silenzio" come in Urss dove i sacerdoti erano costretti a esercitare la loro funzione nei luoghi di culto ma "guai ad andare a fare propaganda all’esterno". Così come attaccano gli Usa, "patria dell’odiato capitalismo", e puntano ad "abolire la moneta". Oltre che mandare a gambe all’aria tutte le opere pubbliche progettate dal governo della Cdl per "ragioni stupide", in balia di un "irresponsabile ambientalismo".

Sarkozy mi ha chiamato Lo show di Berlusconi prosegue per quasi due ore, e spazia dalla politica interna alla politica estera.

La chicca arriva quasi alla fine: Sarkozy, racconta Berlusconi, appena insediato all’Eliseo "ha fatto a me la prima chiamata, e mi ha detto: ’Adesso ti aspettiamo' al governo". E a Palazzo Chigi Berlusconi, assicura lui stesso salutando gli ospiti, conta di tornare presto. Anzi "prestissimo".

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