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Berlusconi: ho il dovere di governare, no al voto Ma la Lega insiste: "Pronti a sfiduciare governo"

Il premier predica cautela: "Andiamo avanti a governare per il bene del Paese". Bossi chiede le elezioni anticipate: "Sono l'unica via d'uscita". Entro fine mese in aula il premier sulla crisi di governo

Berlusconi: ho il dovere di governare, no al voto 
Ma la Lega insiste: "Pronti a sfiduciare governo"

Roma - Una frase secca: "Ho il dovere di governare". Poi l'analisi: "In questo momento serve stabilità, non le elezioni". Silvio Berlusconi ai massimi dirigenti del Pdl riuniti a Grazioli per l’ufficio di presidenza ha ribadito la sua linea di cautela. "Abbiamo un’immagine positiva all’estero - questo è il ragionamento - e dobbiamo continuare a lavorare con serenità e governare". Il discorso del premier sarebbe stato apprezzato da tutti i partecipanti all’ufficio di presidenza. Poi ha aggiunto che il Pdl lavora non per le elezioni, ma per proseguire la legislatura.

Andare avanti "C’è un tentativo di andare avanti sulla linea del governo ovviamente con gli opportuni sostegni in parlamento. Se non ci fossero, ma solo in questo caso, si andrebbe alle elezioni". Così il capogruppo Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, riassume il senso dell’ufficio di presidenza del Pdl con Berlusconi.

Stop al processo breve "Basta parlare di leggi ad personam, noi siamo al governo per gli italiani e tutto ciò che facciamo dobbiamo farlo per il Paese". È un passaggio dell’intervento del premier all’ufficio di presidente del Pdl. In sostanza il Cavaliere si è detto contrariato per il fatto che sulla stampa si sia aperto un dibattito a proposito del processo breve sostenendo che questo provvedimento fosse fatto unicamente per salvaguardarlo dai processi.

Non si parla dei finiani Non sarà l’ufficio di presidenza in corso in questo momento a Palazzo Grazioli a sancire l’incompatibilità degli esponenti finiani dagli incarichi di partito. Si è infatti stabilito che gli esponenti di Fli saranno invitati dai coordinatori a singoli colloqui nei prossimi sette giorni e che solo dopo, salvo dimissioni già arrivate da alcuni, si decideranno i provvedimenti più opportuni.

Che non partecipano "Riteniamo di non partecipare all’odierna riunione dell’ufficio di presidenza per una ragione di stile, di opportunità e di merito in quanto resta irrisolta la questione politica determinatasi nella riunione dell’ufficio di presidenza del Pdl del 29 luglio scorso, presa con il nostro voto contrario. Ribadiamo altresì la nostra piena lealtà e fiducia nei confronti del governo e del patto preso con gli elettori". Lo dichiarano, in una nota congiunta, il ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi, il viceministro allo Sviluppo Economico Adolfo Urso e il sottosegretario al Lavoro e alle Politiche Sociali, Pasquale Viespoli. 

La mozione contro Fini Una mozione per "sfiduciare" il presidente della Camera. Il capogruppo del Pdl a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto, ha posto alla conferenza dei capigruppo il tema dell’incompatibilità di Gianfranco Fini nel ruolo di presidente della Camera: "Non è più super partes". Immediata la replica del numero uno di Montecitorio: "Non è una questione relativa a compiti e funzioni della capigruppo". Intanto il presidente del Consiglio fa sapere che parlerà alla Camera entro fine settembre, tra il 28 e il 30, per "esporre" la crisi della maggioranza. L'intervento sarà seguito dal voto di una risoluzione. Intanto Fini ha lasciato formalmente il gruppo del Pdl al quale era ancora iscritto, per passare a Futuro e libertà.

La mozione del Pdl A fine settembre il presidente del Consiglio interverrà alla Camera sulla situazione politica. E' quanto emerso dalla conferenza dei gruppi a Montecitorio, nel corso della quale il capogruppo del Pdl ha sollevato la questione dell’incompatibilità di Fini nel ruolo di presidente della Camera, come aveva già fatto in una dichiarazione di questa mattina, osservando come l’ex leader di An sia "in prima fila nello scontro politico", non più super partes, e quindi come abbia creato un "vulnus istituzionale". Immediata la risposta di Fini: "Ne prendo atto, ma non è una questione relativa a compiti e funzioni della capigruppo, per questo non considero necessario dare alcuna risposta in questa sede". Dura replica del capogruppo di Fli, Italo Bocchino: "Quello di Cicchitto è un atto dovuto verso i vertici del suo partito, che Cicchitto ha fatto con molto garbo ma con scarsa convinzione, essendo troppo intelligente e troppo esperto per non sapere che si tratta di una forzatura".

Il Pd: "Tutela tutti" "La questione dell’incompatibilità posta quest’oggi da Cicchitto non può essere archiviata come ordinaria amministrazione, perché riguarda il parlamento e la presidenza della Camera". Così il capogruppo Pd Dario Franceschini commenta, con i giornalisti, la questione posta dal Pdl. "Noi non abbiamo eletto il presidente della Camera - spiega -, ma egli adesso rappresenta tutti. Se i comportamenti e le opinioni di Fini dovessero essere soggette alle posizioni della maggioranza sarebbe inaccettabile".

Cambiano i presidente delle commissioni Il 5 e 6 ottobre la Camera affronterà il rinnovo delle presidenze delle commissioni.

Lo ha deciso la Conferenza dei capigruppo di Montecitorio sulla sollecitazione della Lega Nord accolta da Fini come "richiesta assolutamente legittima".

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