Politica

Berlusconi: «I Ds premiano le toghe rosse»

«Mi dà fastidio che ci siano ancora impiegati dello Stato che con i soldi pubblici tramano contro il premier»

Adalberto Signore

da Roma

Dopo aver fatto decantare il suo j’accuse contro la «magistratura rossa» per ventiquattr’ore buone, Silvio Berlusconi riprende senza alcuna esitazione la sua marcia di avvicinamento alle elezioni. E torna a puntare il dito contro «certe Procure» e «certe toghe». Lo fa nonostante le perplessità neanche troppo velate di Pier Ferdinando Casini e l’invito alla cautela di più d’uno dei suoi collaboratori perché, spiegava mercoledì ai suoi commentando le dure prese di posizione di Anm e Csm, «la contiguità fra una parte della sinistra e una parte della magistratura ormai non è un segreto per nessuno e io ho la fortuna di avere il coraggio per dirlo». Così, dopo aver lasciato cadere per un giorno intero la querelle lanciata dagli studi di Porta a Porta martedì sera, il premier torna alla carica più deciso che mai.
D’Ambrosio e Violante. Berlusconi ribadisce il concetto del «collateralismo» e questa volta con tanto di nomi e cognomi. «La candidatura di Gerardo D’Ambrosio (ex procuratore capo di Milano, ndr) con l’Unione - dice durante la registrazione di Telecamere, trasmissione condotta da Anna La Rosa - conferma il legame di certi giudici con il Pci-Pds-Ds, cioè con i comunisti». Concetto ribadito più tardi in un’intervista a Franco Bechis per «Class/Cnbc»: «I giudici che si sono candidati con loro sono tanti. Il capogruppo alla Camera dei Ds è il signor Violante, un Pm sommamente ideologizzato». E chiosa: «Questi signori premiano chi ha reso buoni servigi alla causa con la candidatura al Parlamento». «Violante e la candidatura D’Ambrosio», dunque, sarebbero «la prova del collateralismo tra certa magistratura» e la sinistra.
Procure e «odio politico». Berlusconi torna sulle sue vicende giudiziarie. E rincara la dose. Perché sinistra e toghe, spiega in un’intervista per il circuito tv «Cinque stelle», «hanno fatto di tutto per eliminare il loro principale avversario, cioè il sottoscritto». «C’è stato un vero e proprio accanimento giudiziario e - aggiunge - la cosa che mi dà molto fastidio è che ancora oggi ci sono impiegati dello Stato che con i soldi dei cittadini tramano contro il presidente del Consiglio».
Unipol e camorra. Nessun passo indietro neanche sul fronte coop e camorra, perché il premier ribadisce senza alcuna esitazione che il processo in cui era emerso che capitali della malavita erano arrivati nelle casse di una cooperativa «è stato portato avanti da una certa magistratura affinché si arrivasse ad una prescrizione». «Ho avuto modo - insiste - di leggere gli atti di un lungo processo in Campania, durato dieci anni, in cui il presidente di una cooperativa ha denunciato la provenienza di certi capitali». Di questo denaro, aggiunge, «erano al corrente esponenti del partito» ed erano soldi «di provenienza della criminalità organizzata». Insomma, il processo si è prescritto «ma i dati che risultano dai documenti processuali sono inoppugnabili». Sul caso Unipol e l’Opa su Bnl il giudizio è quello di sempre: «È la punta dell’iceberg di un sistema di intreccio tra economia e politica non tollerabile in una democrazia». «Gli italiani - aggiunge - hanno capito che questi signori della sinistra fanno politica con sete di potere e saltabeccano da una cooperativa a una giunta, dalla giunta al partito in pieno conflitto d’interessi».
Prodi e il dna. La spiegazione, secondo Berlusconi, è chiara: «È nel dna della sinistra favorire le clientele, aumentare la spesa pubblica e quindi ineluttabilmente la pressione fiscale». Poi la stoccata a Romano Prodi che «in quella coalizione non conterà nulla: il bastone del comando ce l’avrà la sinistra, cioè i Ds o addirittura la sinistra massimalista». Insomma, l’opposizione «usa Prodi per poi smistarlo ad altri incarichi, come è successo in passato». Forse anche per questo il faccia a faccia con il leader dell’Unione non sembra preoccupare il premier. «Non mi preparerò - dice dai microfoni di «Radio Cnr» - perché credo molto nelle pulsioni immediate, nelle risposte istintive».
Il futuro e gli alleati. Berlusconi guarda avanti e in caso di vittoria elettorale spiega che nel governo ci sarà «qualche nome» di personalità esterne. Senza nulla togliere «al lavoro degli attuali ministri», aggiunge, di cui «sono molto soddisfatto». I rapporti con Gianfranco Fini, Casini e Umberto Bossi, spiega poi, «sono come prima e cioè dei rapporti fra alleati che sanno che nessuno ha un valore se non ci sono gli altri». Anche se «con loro qualche volta ho dovuto picchiare il pugno sul tavolo, come quando sulle tasse in ballo c’era il rispetto del contratto con gli italiani».
Fazio e l’italianità. Si torna anche su Antonio Fazio. E, secondo il premier, il comportamento dell’ex governatore di Bankitalia «in difesa dell’italianità di una banca» è «assolutamente apprezzabile». «Che ci siano stati dei sistemi non conformi alle regole nel fare questa operazione - aggiunge - è un altro conto e la magistratura deciderà se sono stati commessi reati».
Il sogno e il destino. Nel Berlusconi tutto all’attacco di questi giorni, però, c’è spazio anche per i desideri di quando era bambino. «Il destino mi ha portato a fare una cosa a cui non avevo mai pensato. Il mio sogno - confessa - era fare il direttore d’orchestra».

E chiosa: prima «sono diventato direttore di un’orchestra aziendale», poi «sono stato chiamato a dirigere un’orchestra governativa».

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