Una maxi operazione quella che ha portato all'arresto di nove uomini appartenenti alla cupola di Hamas in Italia, il cui uomo di spicco è Mohammad Hannoun. Colui che, come si legge nelle carte, parlando con un'amica, dice che il loro compito è quello di fare la Jihad. Un'operazione, quindi, che svela un metodo e un pensiero, quello celato spesso dietro i cori ProPal nelle piazze in cui si incita a una "pace" che però non collima con quello che avviene dietro le quinte e con quello che viene pronunciato da loro stessi, che gioiscono per la morte di civili. Lo si evince, per esempio, da una conversazione tra Abu Falestine, la figlia di Raed Dawoud (membro del comparto estero dell'organizzazione terroristica Hamas a partire da una data antecedente e prossima al gennaio 2010, referente con Hannoun della cellula italiana e dipendente dal 1° ottobre del 2016 di Abspp Odv, ovvero l'associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese con sede a Genova costituita il 3 luglio del 2023, diversa dalla Abspp) e il fratello di Hannoun, Awad. Mentre commentano la nomina di Yahya Sinwar a capo di Hamas, dopo l'uccisione di Ismail Haniyeh, avvenuta più di un anno fa Awad dice: "Noi ci sacrifichiamo con i soldi e il tempo, ma loro con il sangue... oh ragazzi", riferendosi ai gazawi. Ma nelle carte viene citata anche la figlia di Mahmoud Asfa, titolare della moschea di Milano di via Padova. Lei si chiama Nibras e il marito, Sulaiman Hijazi è lo storico vice di Hannoun e, a proposito della destinazione del denaro raccolto dall'Abspp dice chiaramente che esso è destinato ad Hamas.
Sulaiman dice che "non sono affidabili in tutto quello che diciamo per quanto riguarda i progetti la maggior parte dei soldi vanno alla Muqawama (Hamas)". E Nibras: "La maggior parte?". Sulaiman conferma: "Quasi tutto". E Hijazi sottolinea come qualsiasi decisione in Abspp deve essere avallata da Hannoun. Nibras: "Chi ha il potere?". Suleiman: "Hannoun". E Nibras chiede se sia solo lui. Suleiman conferma: "E Abu Falastine, ma per qualsiasi cosa che entra ed esce Hannoun deve dare il suo ok. Noi abbiamo solo Hannoun, solo lui sa cosa succede, cosa decide, cosa dice". Insomma, è lui il leader, che in un'intercettazione, con il fratello Said, dalla Palestina, addirittura festeggiano telefonicamente un attentato suicidario su un autobus di linea perpetrato da Hamas nel corso del quale sono stati uccisi 10 civili. Poi Hannoun in auto ascolta una canzone che inneggia ad Hamas e la morte attraverso il martirio, mentre in un'altra occasione ascolta una canzone che inneggia ai fatti del 7 Ottobre, e con il fratello Said gioiscono per un attentato nel bar dell'Università di Gerusalemme dove sono morti 9 civili.
Ma c'è anche una conversazione tra Hannoun e Hijazi in cui si comprende appieno come in realtà non ci sia nessuno scopo benefico e che i soldi raccolti per coloro che spacciano come vittime siano in realtà destinati a esponenti del terrorismo: Hannoun, parlando con Hijazi ribadisce il ruolo centrale di Abu Obaida, portavoce di Hamas, nella gestione dei fondi e nella conversazione intercettata dice che "se la tua sede deve consegnare soldi che spettano agli orfani deve recarsi da Abu Obaida". E più avanti nella conversazione Hannoun sottolinea che Abu Obaida riceve 100.000 euro al mese dall'Italia. Un legame molto forte, che si evince anche dal fatto che Osama Alisawi, che è ministro di Hamas, sia anche esponente dell'Abspp con poteri decisionali e costante punto di riferimento per gli aiuti a Gaza. Infatti, la figura di Alisawi viene utilizzata dall'Abspp per il suo ruolo istituzionale all'interno di Hamas, anche per le attività di proselitismo e propaganda e per la raccolta di denaro. Lo stesso Alisawi con cui Hannoun ha intrattenuto diverse conversazioni, in cui il primo si è più volte lamentato del fatto che i soldi non fossero ancora arrivati.
Ma non c'è da stupirsi visto che Hannoun ha inviato un messaggio vocale a Ismail Haniyeh, ex capo di Hamas poi deceduto, e che lo ha incontrato, come lui stesso ha confermato (oltre alla presenza di prove fotografiche). Diverse anche le conversazioni in cui si esprime in merito al giro di denaro tra l'Italia e Gaza, riferendo di entrate ed uscite per centinaia di migliaia di euro, fatti arrivare per la maggior parte ad Osama Alisawi (definito "il nostro rappresentante") a Gaza attraverso Turchia (uno dei luoghi più strategici), Giordania ed Egitto. Ma il loro pensiero si può riassumere in queste due frasi.
La prima in cui Deiah Khali, custode della sede di Milano e legale rappresentante dell'associazione "Cupola d'Oro", fa chiaro riferimento alla necessità della lotta armata affermando che la strada del dialogo è per i traditori. Così come quando afferma che "Grazie a Dio, che finalmente abbiamo un movimento islamico armato". Nessuna pace, vogliono la guerra.