Con l’avvicinarsi di San Silvestro anche “Affari d’oro” fa qualche bilancio: che anno è stato il 2025 per chi ha investito sui mercati? Ebbene, se pensate che il 2025 sia stato l’anno dell'intelligenza artificiale, o delle criptovalute, in buona parte vi sbagliate. Questo è stato infatti l’anno del ritorno ai fondamentali. Gli asset reali, le materie prime, le vecchie economie. A dominare sono stati argento e oro, l'Europa ha sorpreso e il dollaro ha deluso. Gli investitori che hanno compreso questi trend in anticipo hanno moltiplicato il loro capitale. La classifica finale delle migliori asset class del 2025 parla chiaro: mille euro investiti il 2 gennaio scorso in titoli ancorati all’argento, il 23 dicembre valevano 2.430 euro; in oro un po’ meno ma sempre tanto: 1.714 euro.
Niente male nemmeno la Borsa di Milano: l’indice FTSE MIB ha battuto i principali mercati azionari europei con un +30% (1.300 euro), contro il +22% del DAX tedesco, il +21% del FTSE 100 inglese e (UK) e il +10,7% del CAC francese. Buone anche le performance delle Borse Usa: +22% per il Nasdaq e +18% circa per Wall Street. Ma se a queste performance si applica il cambio euro/dollaro, i nostri mille euro restano più o meno quelli, o poco più. Il dollaro, infatti, si è fortemente svalutato nel corso del 2025. Rispetto all’euro siamo nell’ordine del 15% (era poco sopra la parità, ora vale 1,17/18). Per questo motivo l’investimento in reddito fisso (titoli di Stato Usa) per un investitore europeo che non si è coperto dal rischio di cambio è stato addirittura negativo: i mille euro sono tornati indietro in zona 925 nonostante i rendimenti dei Treasury bond decennali siano stati stabilmente più alti dell’1-2% rispetto ai Btp.
Questi ultimi, al contrario, hanno dato ottime soddisfazioni, con un “total return” (capitale + cedole) intorno al 3,5%, più alto sia della Germania, sia della Francia: il Btp ha beneficiato, oltre al calo dei tassi della Bce, anche dell’andamento dello spread. Tutt’altra la musica per le asset class perdenti, quali le criptovalute (-5% è il bilancio del Bitcoin, che però è a -30% dai suoi massimi) in un anno che tutti si aspettavano migliore per la legislazione favorevole negli Usa. Ma anche il gas Ttf e, come si è detto, il dollaro.
Tre le possibili spiegazioni. La prima è il cosiddetto “debasement trade”, cioè la fuga dai bond governativi americani (ma anche giapponesi) abbandonati massicciamente a causa dei livelli record di debito pubblico globale. Una fuga che ha spinto i capitali verso oro e argento. La seconda è la politica delle banche centrali di Paesi come Cina o India che hanno accelerato gli acquisti di oro fisico per ridurre la dipendenza dal dollaro, vendendo Treasury bond e comprando lingotti d'oro. Terza causa, il calo dei tassi a breve, prima in Europa, poi in Usa, che hanno contribuito agli stessi trend di cui sopra.
Come andrà il 2026? Questa è un’altra storia tutta da scrivere.
Di sicuro, però - di fronte a una situazione geopolitica in grande fibrillazione e a differenza del passato più o meno recente - l’Italia si presenta in condizioni di mercato tra le migliori di sempre, grazie alla stabilità politica che garantisce anche quella finanziaria.