Berlusconi ora fa i conti con i sondaggi

RomaSoddisfatto per la relazione di Draghi ma preoccupato per le conseguenze di una manovra che la gente continua a guardare con molta circospezione. Chiuso ad Arcore fino all’ora dell’aperitivo, Berlusconi si dedica quasi esclusivamente alle misure anti crisi. Raccoglie gli elogi del governatore della Banca d’Italia e fa sapere a stretto giro di aver «apprezzato il riconoscimento dato all’azione di governo in termini di riduzione della spesa e lotta all’evasione fiscale al fine del contenimento del deficit di bilancio». Una buona notizia, soprattutto dopo che il Quirinale ha deciso di stralciare la lista dei 232 enti da tagliare, creando qualche imbarazzo a Palazzo Chigi. Un elenco che sarebbe stato buttato giù a quattro mani da Tremonti e Calderoli, tanto che il premier non avrebbe nascosto un pizzico di irritazione verso il ministro leghista. Che con il Colle sia un momento di buona, infatti, non è certo una novità. A parte la consuetudine delle ultime settimane di una telefonata mattutina più o meno una volta ogni due giorni (da una parte Napolitano, dall’altra Berlusconi e Letta), oggi il Cavaliere prenderà ancora una volta parte al ricevimento per il 2 giugno al Quirinale. Insomma, tutto avrebbe voluto fuorché avere contrattempi con il Colle.
Ma al di là del fronte politico c’è pure quello del consenso a tenere in apprensione il premier. Se commentando la relazione di Draghi Berlusconi dice che «è dall’inizio della legislatura che il governo ha fatto propria la sfida lanciata dal governatore di Bankitalia per coniugare, attraverso riforme strutturali, risanamento dei conti e ritorno alla crescita», il punto sta tutto nella percezione che ne hanno gli italiani. E in questo senso i consueti sondaggi settimanali di Euromedia Research pare non l’abbiano messo proprio di buon umore. È vero che oltre il 50% (l’elettorato di Pdl, Lega e parte dell’Udc) dice di capire che si tratta di una manovra obbligatoria mentre solo il 20% è fortemente contrario. Il punto, però, è quel 30% di italiani che non sanno dare una risposta perché ancora non hanno chiaro quali sono le misure anti crisi. C’è dunque un po’ di confusione, soprattutto sui capitoli che saranno effettivamente toccati dai tagli. Cosa che non può fare piacere a Berlusconi, considerando il fatto che i vincoli di bilancio rischiano di imporre sacrifici per il futuro. Insomma, è lecito il timore di non riuscire davvero a portare avanti il federalismo come quello di non poter mantenere la promessa di non abbassare le tasse.
Unica vera nota positiva è che il forte dualismo delle ultime settimane tra Berlusconi e Tremonti non sarebbe stato granché percepito dall’opinione pubblica se oltre il 50% del campione considera la manovra come frutto di un lavoro di squadra. Cosa vera fino a un certo punto se anche ieri premier e ministro dell’Economia hanno preferito scegliere strade diverse: il primo a ringraziare Draghi, il secondo - notoriamente in rapporti non certo idilliaci con il governatore - rigorosamente in silenzio.
Ma il Cavaliere ora guarda avanti, ai prossimi passaggi parlamentari della manovra. Il saldo di 24 miliardi di euro non si tocca, ma sembra esserci una disponibilità a migliorare il testo in aula. Anche per cercare di dare ai singoli ministri una minima possibilità di manovra dopo che le misure gli sono sostanzialmente state imposte da Via XX settembre.

Circostanza che di fatto Bonaiuti smentisce prendendo le distanze dalle ricostruzioni delle agenzie di stampa («Berlusconi non ha parlato della manovra con nessuno») e che certo non fa la gioia di Tremonti, che rischia di dover ricominciare il tira e molla sui tagli incappando magari in qualche sgambetto parlamentare. Di certo, il passaggio non è così scontato se nel giorno in cui Fini torna a riaprire la querelle con il Cavaliere i finiani minacciano le barricate se verranno confermati i tagli alla cultura.

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