Berlusconi: da record l’occupazione in Italia

Il presidente del Consiglio respinge l’attacco dell’opposizione dopo i dati Istat: «Nel 2005 creati 225mila posti di lavoro in più, il peggio è alle spalle. Come stabilità di impiego siamo i primi in Occidente»

Gianni Pennacchi

da Roma

Ma quale crescita zero, crisi e distruzione di posti di lavoro come va lamentando l’opposizione, l’occupazione è invece «in crescita», l’anno scorso «più 225 mila» e siamo al primo posto «in tutto l’Occidente» per stabilità d’impiego. È tornato dall’America Silvio Berlusconi, e non può godersi il successo decretatogli a Washington perché deve rintuzzare già un altro attacco, le usuali «menzogne della sinistra» che mentre lui parlava al Congresso americano cavalcava a proprio piacimento il rapporto Istat 2005. Oggi il presidente del Consiglio è a Torino, parlerà ad una manifestazione elettorale di Forza Italia. Per riscaldare il ferro, ieri ha dato un’intervista ad un’emittente locale, Rete 7, offrendo così un anticipo del comizio torinese centrato appunto sui temi dell’occupazione e dell’ammodernamento, per ribattere agli avversari e ai pessimisti. Avvertendo che il 9 aprile gli italiani «dovranno scegliere tra liberalismo e statalismo».
Gli elettori, dice Berlusconi, non devono confrontarlo a Prodi, ma semmai «a D’Alema perché in caso di vittoria, subito dopo Prodi saranno i Ds ad esprimere il presidente del Consiglio»; e in generale, l’antitesi è «tra due filosofie, quella del liberalismo con i cittadini padroni dello Stato e quella dello statalismo con i cittadini servi dello Stato».
Dato il bacino dell’emittente che lo intervistava, il premier ha girato ai torinesi i complimenti ricevuti negli Usa per l’organizzazione delle Olimpiadi invernali, un successo «frutto del lavoro comune delle amministrazioni locali e del governo». Ha promesso che «non mancherà alla Fiat il supporto del governo così come è sempre stato». E ha definito le proteste contro l’Alta velocità «qualcosa in più di semplici rimostranze, si è trattato quasi di un fatto eversivo con atti di violenza anche nei confronti delle forze dell’ordine».
Ma il tema dell’economia era quello che più gli premeva, dunque ha esordito affermando che «in quasi cinque anni di lavoro siamo riusciti a fare più riforme di ammodernamento del paese di quante non siano state fatte da tutti i governi precedenti insieme». Poi, il leader della Cdl ha spiegato: «Il lavoro è sempre stata la prima preoccupazione di ogni governo, la politica sociale migliore è quella che crea le condizioni perché si incrementino i posti di lavoro. Credo che il nostro governo questo lo abbia fatto, controcorrente rispetto all’Europa. La Germania, la più grande potenza economica europea, ha totalizzato 5 milioni di disoccupati, noi al contrario abbiamo creato un milione e 560 mila nuovi posti di lavoro. Non è vero che l’anno passato ne sono diminuiti 100 mila, anzi ne sono aumentati 225 mila». L’Istat dice che sono diminuite le ore lavorate? Berlusconi precisa: «Sono diminuite le ore di lavoro soprattutto dei lavoratori autonomi, ma questo riguarda un particolare momento dell’economia che è stato assolutamente superato. Perché tutti i dati, nel novembre, nel dicembre e nel gennaio che abbiamo alle spalle, sono tutti dati che indicano una congiuntura in ripresa, favorevole».
Il premier ha ribadito l’aumento dei contratti a tempo indeterminato, non del precariato: «L’Italia ha una stabilità di impiego che la pone al primo posto in tutto l’Occidente, non solo in Europa. L’87,3% dei contratti di lavoro in Italia è costituito da contratto a tempo indeterminato, praticamente a vita e soltanto il 12,3% è costituito da contratti a tempo, ma sappiamo anche che nei 18 mesi che sono il massimo di durata del contratto a termine, il 47% di questi contratti si trasforma in contratti a tempo indeterminato.

È una questione da parte dei lavoratori di farsi stimare e apprezzare, dal datore di lavoro e dall’impresa che una volta, con la rigidità precedente, temeva di fare nuove assunzioni ed oggi le fa con molta più facilità perché ha la possibilità di valutare quali sono le qualità della persona che ha assunto».

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