Roma - Fosse il Cavaliere, ci rimetterebbe le mani pesantemente. E ritoccherebbe una manovra che sotto vari aspetti continua a non convincerlo. Ragione, questa, per cui non solo i cosiddetti dissidenti - capeggiati da Antonio Martino e Guido Crosetto - ma anche i big del Pdl - sebbene molti di loro solo in privato - insistono sulla necessità di rivedere il provvedimento. A tutti, infatti, nel corso delle telefonate degli ultimi giorni, Silvio Berlusconi ha dato il suo appoggio. Lasciando intendere, dunque, che un tentativo di ribaltare l’impianto di una manovra troppo schiacciata sull’asse Bossi-Tremonti va comunque fatto.
Ad Arcore, però, il premier ha studiato la pratica per giorni. Ed è consapevole di quanto la partita sia complessa. In primo luogo per una ragione di tempi, visto che il decreto arriverà lunedì in commissione al Senato e sarà lì che bisognerà dar battaglia. Una guerra lampo, però. Perché l’Europa e la crisi - anche ieri Piazza Affari è letteralmente sprofondata chiudendo la seduta con un ribasso di 6,15% - impongono un via libera definitivo entro settembre e dunque il testo potrà essere ritoccato a Palazzo Madama ma difficilmente nella successiva lettura alla Camera (nonostante i proclami di chi oggi fa sapere che non voterà). E forse anche su questo che guardano a via XX Settembre quando derubricano il dibattito sulla manovra come «il solito esercizio estivo» di chi «cerca un po’ di spazio sui giornali».
Che alla fine i ritocchi si facciano oppure no, quel che è certo è che nel Pdl continua la rivolta contro una manovra considerata non liberale e fatta di troppe tasse. Lo ripetono i frondisti e se lo dicono tra di loro ministri e dirigenti del Pdl. Con Claudio Scajola particolarmente attivo, visto che l’ex ministro farà arrivare sul tavolo di Berlusconi e su quello di Angelino Alfano un pacchetto di modifiche su Iva, quoziente familiare e province. Ma molti parlamentari sono convinti della necessità di una profonda revisione. Perché, spiega l’ex ministro Lucio Stanca, «è un errore non approfittare della crisi per affrontare i nodi strutturali del Paese a partire dalle pensioni». Ed è proprio sul sistema previdenziale che si sta giocando il grosso della partita, visto che sul punto il Pdl continua a rilanciare. Anche perché ridisegnando le pensioni si potrebbe arrivare a recuperare fino a quattro-cinque miliardi di euro l’anno così da rivedere i tagli sugli Enti locali. Un punto su cui c’è grande agitazione anche nella Lega viste le proteste di moltissimi dirigenti locali. E forse a via dell’Umiltà la speranza è che col Carroccio si riesca a trovare un’intesa proprio in questa chiave, visto che oggi Bossi ha il problema di dover sedare i malumori dei suoi amministratori locali.
Si vedrà. L’importante, spiega il capogruppo al Senato Maurizio Gasparri, è che la il confronto parta da una premessa: il «realismo delle proposte», altrimenti non sarebbe un dibattito «serio».
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