Roma - Il Silvio Berlusconi che non t'aspetti è quello che poco prima delle due di notte lascia la festa di compleanno di Roberto Maroni in un ristorante a pochi passi da via dei Coronari. E con il cappotto sulle spalle, fermo davanti all'auto che lo riaccompagnerà a via del Plebiscito, prende le parti di Romano Prodi, perché - spiega ai pochi cronisti rimasti - ormai pure nella maggioranza «dicono cose spiacevoli sulla sua persona» e «in fondo si tratta pur sempre del presidente del Consiglio».
Un Berlusconi che non smentisce la linea di qualche ora prima, quando appena arrivato alla serata in onore dell'ex ministro leghista giusto in tempo per il taglio della torta non esita un attimo a prendere le difese di Silvio Sircana, perché - dice il Cavaliere - «non c'era nessun bisogno di inserire quella intercettazione nell'ordinanza del giudice».
La serata va avanti tra saluti, strette di mano e fotografie. E un lungo conciliabolo tra il leader di Forza Italia, Maroni, Bruno Vespa e il dg di Confindustria Maurizio Beretta. Con tanto di simpatico siparietto quando Santino, compagno della deputata del Carroccio Paola Goisis, dopo aver detto la sua anche al conduttore di Porta a porta si fa incontro al Cavaliere («ué, Berlusca... ») e gli rimprovera le sorti della Rai. «Siamo stati cinque anni al governo - dice - e Santoro e l'Annunziata hanno ancora la loro poltrona... ». L'ex premier allarga le braccia: «Ha ragione, purtroppo Santoro e l'Annunziata sono ancora lì. E pensare che ora neanche quelli del centrosinistra li vogliono più», dice con un eloquente riferimento alla polemica tra Clemente Mastella e il conduttore di Anno Zero.
Berlusconi, però, non parla solo di Rai. E rilancia l'idea del «Canale delle libertà» che dovrebbe partire a maggio su Sky e sul digitale terrestre. «Una bella cosa», dice il Cavaliere, ma «non si tratterà di un investimento importante». E scherza: «Per il casting mi affiderò a Corona... ». Parole di elogio, invece, per Michela Brambilla, presidente dei Circoli della libertà: «È un caterpillar. Attenzione a quello che farà in futuro. E poi - sorride - mi dicono che è anche simpatica alle nostre parlamentari».
Ormai terminata la cena a base di specialità siciliane, si passa al taglio della torta rigorosamente a strisce rossonere, all'applauso e al brindisi. Maroni chiede al Cavaliere due regali: «Che compri Ronaldinho e che confermi il no al referendum». Si vedrà. Di certo c'è che il leader di Forza Italia è fermamente convinto che «della legge elettorale alla gente non interessa nulla». «Ma un accordo per evitare il referendum è possibile?», chiede un cronista. «Mi auguro - è la risposta - che ci sia un'intesa all'interno del centrodestra. Vedo che si va verso una soluzione concorde. E spero che non ci sia il referendum».
Il Cavaliere, però, ci tiene a escludere qualsiasi inciucio: «Voglio essere chiaro. Non ho avuto e non avrò contatti con l'altra parte. Sono quello di sempre, trasparente e sulla stessa posizione». Anche se, aggiunge, è possibile che dopo il primo giro di consultazioni, possa decidere di giocare la partita in prima persona: «Si vedrà».
Un modo per non rifiutare definitivamente un faccia a faccia con il Professore nel caso in cui il dialogo decollasse davvero. Anche se, spiega il portavoce dell'ex premier, Paolo Bonaiuti, «l'invito di Prodi a Berlusconi non era fatto certo per bontà, ma per cercare di rafforzare politicamente la sua azione e trarne una forza che in questo frangente non ha». «In questo momento - spiega infatti il Cavaliere - la confusione è massima. Ma da loro è molto peggio. Purtroppo, però, la debolezza degli altri è la forza di Prodi. Io ho criticato le situazioni, mai le persone, eppure se ascoltate quello che dicono di là, sentirete cose spiacevoli sulla persona di Prodi. E in fondo ne sono dispiaciuto perché si tratta pur sempre del presidente del Consiglio. Mi dispiace per lui».
Di legge elettorale è tornato a parlare pure Pier Ferdinando Casini, ospite a Cernobbio del Forum di Confcommercio. «Penso che gli italiani - spiega il leader dell'Udc - si accorgeranno presto che il modello tedesco è l'idea giusta. Con lo sbarramento al 5 per cento e la sfiducia costruttiva credo sia in grado di dare stabilità al sistema». Una soluzione che, è noto, non entusiasma il Cavaliere.
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