nostro inviato
a Cleveland
Silvio Berlusconi passa una notte tranquilla nella sua suite al quindicesimo piano dell'albergo Intercontinental, con vista sullo skyline di Cleveland e sul lago Erie. A quarantotto ore dall'intervento nel quale gli è stato impiantato il pacemaker, il Cavaliere è rientrato quasi in piena attività. Guarda la televisione, legge e, soprattutto, parla al telefono. Con mamma Rosa, l'ultima persona che aveva sentito lunedì mattina prima dell'intervento, con la moglie e con i figli. Parla a lungo anche con il suo portavoce Paolo Bonaiuti e con tutti i vertici di Forza Italia, per farsi aggiornare sulle cose della politica italiana. E finalmente riesce pure a farla finita con la dieta a base di liquidi che gli è stata imposta dopo l'operazione (martedì dribblata con due uova strapazzate) e può concedersi un piatto di riso in bianco seduto a tavola con Valentino Valentini, il suo medico di fiducia Alberto Zangrillo e la figlia Eleonora.
Insomma, il decorso postoperatorio procede come previsto, con partenza per l'Italia prevista per stasera o più probabilmente venerdì mattina, destinazione Arcore. Lì il Cavaliere passerà il Natale con la famiglia. E che tutto proceda secondo le previsioni hanno tenuto a ribadirlo sia Zangrillo sia il professor Andrea Natale, 46 anni, siciliano, primario dell'Heart Center della Cleveland Clinic. «Abbiamo impiantato un pacemaker, una procedura di routine», spiega Natale per fugare ogni dubbio. Berlusconi, infatti, non sembra aver troppo gradito la lettura di alcuni giornali che parlavano di una sorta di «giallo» sulle condizioni. «Dopo questo tipo d'interventi - aggiunge Natale - generalmente la vita non cambia, bisogna solo fare una serie di controlli regolari». «La convalescenza - assicura - sta andando secondo le aspettative e tutte le funzioni sono normali». Natale, poi, è rimasto molto soddisfatto dal comportamento tenuto dal Cavaliere, «un paziente modello, per nulla esigente, che ha seguito tutte le istruzioni alla lettera». «Tutti i miei collaboratori - spiega - sono stati sorpresi, viste le esperienze che abbiamo avuto con altri vip». Che alla clinica di Cleveland arrivano da tutto il mondo, specie dai Paesi arabi viste le tante signore con il velo che si aggirano nella hall. Ieri, tra gli altri, si è visto anche Jesse Jackson, leader nero dei diritti civili. Anche Zangrillo ci tiene a precisare che l'intervento non è andato oltre l'impianto del pacemaker, «come previsto sin dalla partenza». Insomma, nessuna ablazione come si è vociferato in queste ore. Tutte «idiozie», taglia corto il primario del San Raffaele. «Voci di pura fantasia - spiega - perché quello che vi abbiamo raccontato sin dall'inizio è la pura verità». Zangrillo torna anche sulla polemica che si è aperta dopo la scelta di venire a fare l'intervento negli Usa. «Una decisione - dice - che è costata anche a me, visto che il San Raffaele ha strutture perfette per un intervento come questo. Ma c'erano in gioco fattori diversi che non c'entrano nulla con la medicina, cioè il riposo e la tutela della privacy del presidente».
Molti gli auguri arrivati a Berlusconi, anche dalla comunità italoamericana. «Gente qualunque - racconta Valentini - che ha voluto dare un segno di affetto, c'è anche chi l'ha invitato a cena a casa sua». E dopo quello della Casa Bianca, tanti messaggi sono arrivati anche dai primi ministri di buona parte dei Paesi europei. Intanto il Cavaliere si è rimesso in moto, sbrigando buona parte di tutte quelle carte che erano rimaste sulla scrivania a causa dei troppi impegni. Al telefono con un dirigente azzurro avrebbe pure dato il via libera a un suo messaggio sul partito unico da leggere oggi nel corso di un convegno a Catania. Il soggetto unitario, è il ragionamento di Berlusconi, «è un compito da portare a termine in questa stagione politica». Secondo l'ex premier, «il grande partito dei moderati e dei riformisti sarà una sfida storica che lascerà un segno nella politica italiana». Su un punto, poi, non sembrano esserci dubbi. Anche dalla suite della Cleveland Clinic, infatti, Berlusconi ribadisce di non aver nessuna intenzione di mollare o lasciare la mano.
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