Fabrizio de Feo
da Roma
«Nessuna tattica, parlerò con il cuore». Il conto alla rovescia è ormai scattato. Questa sera, alle 21.15 circa fino alle 22.45, su Raiuno (ma anche La7 con «Otto e mezzo» e Sky Tg24 seguiranno levento), Silvio Berlusconi affronterà Romano Prodi per il secondo e ultimo confronto televisivo pre-elettorale. Come il 14 marzo a intervistare i due candidati saranno Marcello Sorgi, ex direttore della Stampa e Roberto Napoletano, direttore del Messaggero. Cambia, però, il moderatore: nel confronto precedente era stato il direttore del Tg1 Clemente Mimun, stavolta sarà Bruno Vespa. Inoltre i due protagonisti si ritroveranno seduti in posizioni invertite rispetto al 14 marzo, e sarà «al contrario» anche la scansione delle risposte. Questa volta a rispondere alla prima domanda sarà Berlusconi, perché la volta scorsa partì Prodi. Il premier avrà quindi anche lultima parola perché chi parla per primo ha poi diritto a concludere. Ancora niente pubblicità e niente pubblico, domande di trenta secondi, risposte di due minuti e mezzo, più un minuto di controreplica.
Linquadratura spetterà sempre e soltanto a chi sta parlando, Berlusconi e Prodi non potranno portare cartelline, fogli, disegni, appunti o grafici illustrativi ma potranno prendere appunti su fogli di carta e con penne fornite dalla Rai. Lultimo round sarà a tema libero: il Cavaliere e il Professore avranno dunque a disposizione due minuti e mezzo per trarre a proprio piacimento le rispettive conclusioni e lanciare il loro messaggio agli italiani.
La vigilia è segnata dalle dichiarazioni dei due protagonisti. «Nessuna tattica: parlerò con il cuore», annuncia Berlusconi. Il premier si è ritirato due giorni in Sardegna a Villa Certosa per studiare ogni mossa. Paolo Bonaiuti e Valentino Valentini, i suoi collaboratori che lo hanno raggiunto, hanno portato tanti dossier. Ma sulla copertina cè sempre lo stesso titolo: tasse, tasse, ancora tasse. Quelle con le quali, secondo il presidente del Consiglio, Prodi è pronto a «togliere al ceto medio per dare ai proletari». «È come alluniversità - dice Prodi che trascorre il pomeriggio nel suo ufficio di piazza Santi Apostoli con il suo staff - alla fine, prima degli esami ci si riposava». La posta in palio è ovviamente altissima. Ma bisogna ricordare che Berlusconi e Prodi sono ormai abituati alle sfide ad alta tensione visto che quella di questa sera sarà la quarta occasione di confronto davanti alle telecamere, dopo le due del 96 e lultima dello scorso 14 marzo.
Non cè solo la sfida tv a tenere banco, naturalmente. Alla vigilia della grande sfida, Silvio Berlusconi, parlando con Parioli Pocket e la Gazzetta del Mezzogiorno, torna a lanciare messaggi politici, con alcune divagazioni su temi più personali. Il primo affondo è rivolto contro il partito di Piero Fassino: «I Ds fanno affari da anni nellombra, in un intreccio perverso tra politica e finanza. Un tempo ricevevano soldi da Mosca, poi, hanno scoperto il mercato e hanno fatto gli affaristi». Nessuno spiraglio per coloro che lo vorrebbero lontano dalla politica in caso di sconfitta. «Resterò in trincea finché la libertà sarà in pericolo». Poi, in virtù della sua passione per la botanica, a Berlusconi viene chiesto di abbinare una pianta al centrosinistra. Il premier non si fa pregare: «Sono come la gramigna, che infesta tutto ed è difficile da estirpare». Dalla botanica si passa al calcio con un parallelo sul «ruolo» adottato dal premier nella vita. Il tutto condito con alcuni ricordi personali. «Mi sono sempre sentito un centravanti in ogni missione. Mio padre è stato il mio primo e più grande amico». Berlusconi cita poi Giacomo Casanova: «Qualsiasi uomo, se vuole, può diventare re».
Il premier, poi, punta il dito contro la magistratura. «Laccanimento di cui sono vittima mi ha fatto toccare con mano lenorme piaga rappresentata dalla politicizzazione della magistratura. Da liberale ho sempre pensato e continuo a pensare che le istituzioni debbano essere una garanzia. Poi sulla mia strada ho incontrato una frangia di magistrati politicizzati che ha inventato un avviso di garanzia mentre presiedevo un convegno Onu. Accuse naturalmente da cui sono stato assolto per non aver commesso il fatto sette anni dopo. Resterò in trincea fino a quando la nostra libertà sarà in pericolo e gli italiani avranno una giustizia giusta.
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