Roma - Andare avanti con l’attuale maggioranza di governo, ma senza chiudere la porta ad un eventuale allargamento. Non tanto sotto il profilo dei numeri in Parlamento - che al momento ci sono -, quanto dal punto di vista dell’appoggio di alcuni ambienti finora non particolarmente sensibili. Sul punto Berlusconi di dubbi ne ha pochi, perché i venti di crisi che arrivano dall’Europa consigliano prudenza se Tremonti si sta preparando ad una manovra da almeno 25 miliardi di euro in due anni. E perché seppure il momento non è dei più caldi è scontato che prima o poi le frizioni con Fini riprenderanno.
Per questo il Cavaliere temporeggia e pur non scendendo in campo in prima persona lascia che gli ambasciatori continuino nel loro lavoro, tanto che Cicchitto - non sono un mistero i suoi ottimi rapporti con Casini - continua a «non escludere affatto» che si possa dialogare con «i settori più responsabili dell’opposizione come l’Udc». L’obiettivo è quello di trovare sponde parlamentari su provvedimenti specifici, dal decreto sulla Grecia ad eventuali misure anti-crisi. Senza considerare che i centristi potrebbero essere disponibili anche in materia di giustizia, visto che la prima mano tesa a Berlusconi è arrivata proprio sul legittimo impedimento. Un processo lento, dunque. Con cui il premier punta a rafforzare il governo nel caso i prossimi mesi dovessero essere particolarmente impegnativi (e in questo senso c’è anche il fronte giudiziario) e grazie al quale Casini cerca di porre le basi di un graduale riavvicinamento al Pdl in vista della prossima tornata elettorale (che sia fra tre anni o prima).
E che qualcosa si stia muovendo lo si coglie anche nel comunicato con cui Berlusconi elogia la giunta della Campania, di «alto profilo politico e programmatico». Sarà un caso, ma nella squadra del neogovernatore Caldoro non sono entrati i finiani (Diodato e Martusciello erano i due papabili), mentre hanno trovato spazio gli Udc Sommese (assessore al Personale) e De Mita (il nipote del più noto Ciriaco è vicepresidente della giunta) e l’Udeur Nappi (assessore al Lavoro). Per qualcuno, insomma, una sorta di giunta laboratorio visto che dichiarazioni pubbliche a parte Casini continua ad essere più che disponibile a valutare un eventuale nuovo governo di salute pubblica sempre a guida Berlusconi. Anche se i tempi non dovrebbero essere brevi perché ora sono in molti ad iniziare a pensare che eventuali scossoni non sono alle porte.
Fosse solo per il fatto, spiega il Pdl Stracquadanio, che «trovare un governo tecnico disposto a tagliare 25 miliardi di euro in due anni non è la cosa più facile del mondo». Paradossalmente, insomma, la crisi che sta investendo l’Europa renderebbe il Cavaliere meno soggetto all’offensiva di chi da tempo pensa al dopo Berlusconi.
Così il premier segue la via della prudenza.
Con i centristi ma pure con Fini, tanto che anche ieri sera non si è tenuta la consueta cena del lunedì con Bossi (nei mesi scorsi causa di più d’una frizione con il presidente della Camera). Ed è sintomatico che al di là del veto del Senatùr sull’Udc e della decisione centrista di non sostenere il decreto sul federalismo demaniale l’incontro di ieri pomeriggio tra Calderoli e Casini è stato piuttosto cordiale. La Lega, piuttosto, sembra fare un certo movimentismo nei confronti della maggioranza. Con Calderoli che mette in dubbio le missioni di pace e con la crociata sui tagli degli stipendi per parlamentari e dipendenti pubblici (tra le ipotesi anche quella di ricomprendere tutte le società e gli enti che attingono alle casse dello Stato come la Rai e le Authority). Difficilmente, infatti, si tratta di una via percorribile. Non fosse altro perché la Cgil sarebbe già pronta a dare battaglia e scendere in piazza. Non è un caso che un deputato solitamente ben informato come Napoli, vicepresidente del gruppo Pdl, punti il dito contro «la canea demagogica» che si aperta sui tagli degli stipendi.
Ed è proprio nell’ottica di soluzioni condivise che Berlusconi sta tenendo ancora aperta la casella dello Sviluppo economico.
L’idea di un ministro tecnico, infatti, non è ancora stata scartata, anche se il problema è quello di individuare il giusto profilo. In alternativa, l’unica candidatura politica resta quella dell’attuale viceministro Romani, anche se in caso di promozione la Lega è pronta a chiedere allo Sviluppo economico almeno una poltrona di sottosegretario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.