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Berlusconi al vertice Ppe in pensiero per l’Europa "È incartata e in ritardo"

L’ex premier pessimista con i suoi per la mancata intesa sulla Bce: "Deve poter stampare moneta". Ma sull’Italia: "Paese di benestanti"

Berlusconi al vertice Ppe  in pensiero per l’Europa "È incartata e in ritardo"

dal nostro inviato a Marsiglia

Parla due, forse tre minuti davanti alla delegazione di parlamentari del Pdl che partecipa al vertice del Ppe. Abbastanza, però, perché gli interlocutori restino colpiti da un pessimismo che solitamente non è nelle corde del Cavaliere. Al punto che Berlusconi non esita a dire che la situazione dell’Europa è «incartata» e che «siamo davvero messi male». E tanto da invitare i presenti a non farne parola «con i giornalisti». Una cautela che solitamente il Cavaliere non ha. Evidentemente, la riunione informale dei capi di Stato e di governo del Ppe a cui ha partecipato poco prima non deve averlo colpito favorevolmente. Nonostante il plauso del presidente del Ppe Martens - e gli applausi dei presenti - che ha elogiato lui e Samaras (l’ex premier greco) per «il senso di responsabilità che hanno avuto» nel decidere di farsi da parte «nell’interesse dei loro Paesi».

E a lasciare perplesso Berlusconi non è tanto lo scontro («plateale» lo definisce il Cavaliere) andato in scena tra Sarkozy e la Merkel. Il punto, riassume l’ex presidente del Consiglio nel veloce briefing con i parlamentari Pdl in una saletta del Parc Chanot di Marsiglia, è che alla vigilia del decisivo Consiglio Ue in programma oggi a Bruxelles ancora non sembra essere neanche all’orizzonte un’intesa. Soprattutto su quella che secondo Berlusconi è «l’unica soluzione» per evitare che salti non solo l’euro ma anche l’Europa. «L’unica cosa - dice - è una rapida modifica dei trattati per cambiare la governance monetaria», affinché «la Bce possa stampare moneta e garantire il debito degli Stati». Insomma, la Bce come la Fed.

Un strada difficilmente percorribile perché rivendendo i trattati alcuni Stati dovrebbero poi fare dei referendum. Che, spiega il Cavaliere, «sono un pericolo» perché adesso «è tanta l’antipatia verso l’Europa che si rischia un voto contrario».

Insomma, «bisognerebbe decidere in poche ore», oggi «al più tardi», ma il pranzo dei capi Stato e di governo del Ppe ha visto tutti rimanere sulle proprie posizioni. Con la Merkel decisamente contraria a un nuovo ruolo per l’Eurotower e Sarkozy che su questo - per ragioni tattiche - preferisce tacere e non aprire fronti con Berlino. Sulla linea del Cavaliere, invece, il presidente della Commissione Ue Barroso.

Una giornata, quella di ieri, durante la quale Berlusconi - sempre accompagnato da Alfano, Tajani e Mauro - ha anche un lungo scambio di battute con Sarkozy. I due si appartano a margine del summit, forse il segno di un certo disgelo dopo la vicenda dei sorrisetti di Bruxelles. Resta, invece, il grande freddo con quella che l’ex premier coi parlamentari Pdl continua a chiamare «la signora Merkel». Nessun contatto tra i due, anzi le solite critiche dell’ex premier sulle responsabilità che ha avuto la «rigidità» della Germania nella crisi della Grecia. Anche se il Cavaliere segue dalla platea del congresso Ppe sia il suo intervento sia quello di Sarkozy (al quale arriva con qualche minuto di ritardo causa il breve incontro con la delegazione italiana).

Nella sua prima in Europa da ex premier, Berlusconi - accolto fuori protocollo al Parc Chanot da un gruppetto di quattro, cinque parlamentari del Pdl - parla anche di cose italiane. La manovra, dice, va approvata entro Natale e serve la fiducia per assorbire i punti di dissenso. Sull’Ici per gli immobili della Chiesa, invece, toccherà ai parlamentari Pdl decidere in libertà, anche se «il Vaticano usa le risorse per fare del bene». Quanto all’ipotesi di mettere all’asta le frequenze, la linea è chiara: «La gara potrebbe essere disertata».

Poi, nonostante il pessimismo mostrato sui destini dell’Europa con i parlamentari del Pdl, davanti ai cronisti continua a dirsi fiducioso: «Siamo uno Stato indebitato ma di cittadini benestanti, questa è la vera situazione dell’Italia».

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