Lazione di contrasto alla crisi ha portato a uninevitabile escalation dellindebitamento federale, il cui riflesso più evidente è il rialzo dei tassi dinteresse a lungo termine. Ma in assenza di interventi tempestivi di riequilibrio del deficit, le conseguenze sulleconomia sarebbero ben più devastanti. Ben Bernanke guarda con preoccupazione a unAmerica seduta sulla bomba a orologeria del deficit, destinato questanno a toccare quota 1.840 miliardi di dollari, quasi il 13% del Pil. Una cifra monstre, da espulsione immediata dal circolo di Eurolandia.
Anche se gli Stati Uniti ragionano sulla base di altri parametri, privi come sono dei vincoli imposti da Maastricht, ciò non significa che non vi sia preoccupazione. Nei giorni scorsi, durante la sua visita a Pechino, il segretario al Tesoro, Tim Geithner, si era infatti premurato di rassicurare la Cina - maggior creditore del debito a stelle e strisce - sulla solidità degli asset Usa. E lintervento di ieri davanti alla Commissione bilancio della Camera, conferma quanto il nodo del disavanzo sia in cima allagenda del presidente della Fed. Il richiamo a misure di risanamento urgenti non è certo casuale. Soprattutto dopo le voci circolate sulla possibilità che venga posto sotto osservazione il debito a lungo termine Usa, così come già avvenuto alla Gran Bretagna. Il rischio sarebbe quello di un declassamento tale da portare alla perdita della tripla A delleccellenza finanziaria. Barack Obama ha di recente dichiarato di non essere preoccupato, ma uneventuale retrocessione renderebbe necessario un innalzamento della remunerazione dei Treasury, aggiungendo debito a debito. «Mantenere la fiducia dei mercati finanziari comporta che noi come nazione iniziamo a programmare adesso il ristabilimento dell'equilibrio fiscale», ha spiegato Bernanke. Non solo: riportare i conti sul binario della sostenibilità è necessario anche per far fronte ai pensionamenti dei baby boomers e allaumento delle spese sanitarie. Quanto al rialzo dei rendimenti sui titoli del Tesoro, secondo Bernanke «sembra riflettere timori sull'ampio deficit federale, ma anche altre cause, incluso un maggiore ottimismo sulle prospettive economiche». Lallarme sul deficit non è piaciuto ai mercati, con lEuropa rapida nel correggere la rotta nel pomeriggio prima di chiudere con ribassi tra l1 e il 2% (a Milano - 1,98% il Ftse Mib) e con Wall Street in calo (- 0,67% il Dow Jones, -0,6% il Nasdaq). Nonostante Bernanke abbia ribadito di collocare la ripresa «a partire dalla seconda metà del 2009» e parlato di una «ritrovata fiducia nel sistema bancario», il riferimento alle «forti perdite» cui sarà soggetto anche il prossimo anno il mercato del lavoro ha finito per rendere più caute le Borse. Che, tra laltro, hanno dovuto incassare la notizia dei 532mila posti Usa persi in maggio dopo i 545mila cancellati in aprile, un pessimo viatico in vista dei dati sulla disoccupazione che saranno resi noti domani.
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