
Dunque Vladimir Putin, parola di Donald Trump, potrebbe fare da mediatore per portare la pace tra Iran ed Israele. Sarà per la mia ignoranza, ma questo mi sembra un mondo di pazzi scatenati. È come chiedere a un piromane di spegnere un incendio, a un rapinatore di arrestare un ladro. Immaginiamoci Churchill che telefona a Hitler: scusa Adolf, ti spiacerebbe telefonare a Hirohito per chiudere qui quella brutta storia di Pearl Harbor? Non dubito che Putin possa mettere sul tavolo buoni argomenti per convincere quei criminali amici suoi degli ayatollah a smetterla con la questione della bomba atomica da scaricare sulla testa di Israele e che Trump ne abbia altrettanti per placare le paure e la rabbia degli israeliani. Dubito di altre cose. La prima è che Israele si faccia intimorire o addomesticare da chicchessia, non è nazione né popolo da cedere a pressioni e ricatti come la storia ha già dimostrato più e più volte. La seconda è che escludo che quel figlio di buona donna di Putin faccia da paciere gratis per nobili principi. Uno che non ne vuole sentire di finire la sua guerra dovrebbe convincere altri a farlo se non a vantaggio suo? All'Occidente manca solo di andare in debito con il tiranno russo per perdere definitivamente faccia, ruolo e probabilmente anche una non piccola fetta delle sue libertà. Putin premio Nobel per la pace è un lusso che non possiamo permetterci. Qui abbiamo uno Stato, Israele, grande e popolato quanto la Lombardia che sta combattendo una guerra di sopravvivenza, per sé e per l'Occidente, contro un nemico dieci volte più grande e noi che facciamo? Chiediamo aiuto a Putin, beninteso non per proteggere Israele bensì per salvare l'Iran, uno dei peggiori e più pericolosi regimi esistenti sulla faccia della terra complice di Putin stesso in tutte le sue follie anti occidentali.
È vero, come ha scritto ieri Paolo Mieli sul Corriere, che quando si abbatte un regime si sa cosa si lascia ma non cosa si trova (la storia insegna che di solito si trova di peggio) ma è altrettanto vero che ogni tanto un altolà è salutare, soprattutto con Paesi che, come recita un vecchio detto sovietico, hanno «un passato imprevedibile».