
Ma insomma: cos’è questo progetto? No, perché, ne parlano tutti, eppure siamo ancora in attesa che qualcuno ce lo spieghi. Di solito, quando lo citano i calciatori sembra che dipenda da quanto soldi hanno loro promesso, quando ne discutono i procuratori il sospetto è che si tratti di ammontare delle provvigioni, quando lo nominano gli allenatori si traduce nell’attesa che i presidenti li accontentino sul mercato. Però, dài, non siate maligni: non può essere una così banale.
Per cui lo chiediamo direttamente a Gabriele Gravina, il capo di tutto il calcio italiano, perché lui di progetti se ne intende: c’era quello con Mancini che dopo aver vinto gli Europei doveva essere un “mai più i Mondiali senza l’Italia”; c’è stato poi quello con Spalletti, dopo che i Mondiali suddetti li abbiamo visti col binocolo; e c’è ancora adesso, visto che anche i prossimi, allo stato, potrebbero essere ancora davanti alla Tv. Poi ci sarebbe anche il progetto di riforma del calcio italiano, dei campionati, dei vivai, ma non stiamo a sottilizzare: ogni tanto di qualcosa si deve pur parlare.
Per questo lo chiediamo a Lei - presidente Gravina - perché nei giorni scorsi, prima di assegnare la panchina azzurra, aveva tuonato: “Qui non si tratta di scegliere un Ct, ma di costruire un progetto”. Per cui largo alla Generazione 2006, quella che il Mondiale l’ha vinto. E ci abbiamo pure creduto – nonostante che da quella generazione di calciatori non abbiamo visto nascere altrettanti fenomeni come allenatori - di avere avuto finalmente il significato finale, quando abbiamo saputo che per ripartire dai giovani fosse stato scelto una persona in gamba come Cesare Prandelli.
Perciò, presidente Gravina, adesso la dobbiamo proprio ringraziare per averci svelato l’arcano grazie a Gattuso ct, ovvero rispondendo alla domanda cosa sia un vero progetto con un gesto che garantisce una lunga visione: il contratto di un anno.