RomaOrgogliosamente arroccati in cima allemiciclo, sopra decine di poltroncine di velluto rosso vuote come in un cinema di periferia, i radicali hanno tenuto la posizione. Duri, piantagrane, cavillosi, talmente testoni da resistere alleditto del Pd contro di loro: «Si sono autosospesi. Vadano per la loro strada», li ha epurati il segretario Bersani, dopo che a Rosy Bindi erano saltati i nervi: «Per quanto tempo ancora il mio partito dovrà sopportare questa umiliazione?». Loro fermi, immobili nei loro scranni, incollati alle poltroncine per tutto il discorso di Berlusconi. Fuori di lì li hanno massacrati, loro non sono usciti mai. Eliminati dallopposizione eppure determinati a votare «no» alla fiducia oggi. Stare in aula non significa allinearsi al governo, ma «rispettare le istituzioni», dichiara Rita Bernardini. Isolati come non mai, predicatori come sempre. Sono loro alla Camera il vero Aventino. Non quelli che in aula non sono mai entrati, i parlamentari di Fli, Udc, Pd e Idv.
La Bindi addirittura si sfoga con Fini, Bersani li fulmina come uno Zeus sterminatore: a questo punto «sono affari loro». «Si sono messi volontariamente da mesi fuori dal gruppo», chiarisce gelido Dario Franceschini. Per non parlare dellUdc. Anche qui i radicali sono ormai gli appestati: «Sono tornati alla casa del padre», li sbeffeggia Luca Volontè. E i cinque cosa rispondono? Ci vada Bersani «per la sua strada». Il Pd «ci cacci, ma il suicidio è il loro».
I radicali è «trentadue giorni», dice la Bernardini, che fanno lo sciopero della fame. Loro sono diversi da quelli fuori. Sono anche furbi, perché ora che le telecamere li nobilitano, elencano le loro battaglie di sempre: carceri, giustizia. E poi la sberla a Fini: «Mentre tutti uscivano quando parlava Almirante, i Radicali, anche allora, restavano in Aula», ricorda la Bernardini con lo sguardo dritto al presidente della Camera. La Bernardini parla brevemente. Per ogni discorso vale la presenza. Per due volte, e con entusiasmo, la applaude la maggioranza, anche se tutti sanno benissimo che oggi i voti dei disobbedienti incrollabili non saranno sì, e nemmeno astensioni.
Cè forse però anche un motivo tecnico alla base di tanta ira del Pd. E i radicali, si sa, in materia di regolamenti sono maestri.
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