Bertinotti fa ancora il capopartito

Esterna sulla politica estera dopo gli auguri a Castro. E Fi protesta

Marianna Bartoccelli

da Roma

È difficile per il presidente della Camera rinunziare a dire la sua per ogni problema politico. Stanno stretti al lìder maximo dei rifondaroli italiani i panni del presidente di tutti i deputati, quelli di destra e quelli di sinistra. E così con la sua ampia intervista pubblicata ieri dal Messaggero, Fausto Bertinotti tracima sull’intervento in Libano che «determina una nuova ricollocazione geopolitica del nostro Paese», ed è «una ripresa di protagonismo positivo a favore della pace». Immediata la polemica con l’opposizione. «Ancora una volta Bertinotti utilizza impropriamente il suo seggio istituzionale - replica subito Sandro Bondi, il coordinatore nazionale di Forza Italia - per marcare posizioni politiche di rottura che non corrispondono alla realtà, proprio nel momento in cui si profila un pronunciamento unitario nonostante esistano ancora molteplici ragioni di preoccupazione e di incertezza sulla missione in Libano». Di fronte alle continue affermazioni fatte dal presidente della Camera che insiste nel definire «questa» missione in corso «una missione di pace» che viene fatta «per interrompere una spirale di terrorismo e di guerra» e di fronte alla quale il movimento pacifista non può che trovarsi d’accordo, il coordinatore di Forza Italia ribatte che «tutto questo serve a far digerire al suo partito una missione che in realtà è in sintonia con il tradizionale ruolo svolto in questi anni nelle aree di crisi nel mondo». Per Sandro Bondi quindi le dichiarazioni del presidente della Camera suonano come una condanna delle precedenti missioni e hanno il sapore di chi, sentendosi più leader di un partito che presidente di tutti, deve fare inghiottire le decisioni del governo di cui fa parte ai suoi militanti.
Del resto il presidente Bertinotti non è nuovo a queste incursioni nella sua area politica: brucia ancora all’opposizione il messaggio di auguri inviato a Fidel Castro per il suo 80° compleanno. Un messaggio nel quale le parole «emozioni e speranze suscitate nella mia generazione e nel mio Paese dagli uomini della Sierra Maestra», gli hanno procurato forti dissensi non soltanto dalla Cdl tutta ma anche da un esponente comunista doc, Pietro Ingrao, che fu presidente Pci della Camera dal 1976 al 1979 e che oggi è militante di Rifondazione. Esprimendo il suo dissenso da quel messaggio, lo stesso Ingrao ha richiamato all’ordine il presidente ricordandogli che a Cuba «è in atto un regime di pesante dittatura che ha instaurato nell’isola un clima di dura illibertà».
Eppure il giorno del suo insediamento aveva voluto sottolineare «la pari dignità politica di ognuno in questa aula, del governo, della maggioranza e della minoranza. Vorrei che ognuno di voi potesse contare sul rispetto di questo principio».

Ed è forse ricordando alla fine il suo ruolo che nell’intervista ha parlato della necessità di un dibattito in aula in modo che la risoluzione possa essere votata bipartisan: «Il consenso unanime è una giusta ambizione che va perseguita», ha sottolineato.

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