Roberto Scafuri
da Roma
Fu uno dei primi atti della sua presidenza alla Camera, una visita che non voleva essere di prammatica o routine. Era fine maggio, nella seduta del 23 la giunta delle elezioni della Camera aveva eletto alla presidenza il deputato forzista Donato Bruno, e Fausto Bertinotti volle recarsi a Castelnuovo di Porto, cittadina alle porte di Roma, per verificare di persona i lavori dei funzionari sulle schede elettorali. Un segnale di rispetto e sostegno anche nei confronti del nuovo presidente della giunta. «Accertamenti condotti in maniera impeccabile», fu il giudizio del presidente di Montecitorio. Che ieri, incalzato dai cronisti a proposito del documentario sui brogli firmato da Enrico Deaglio e Beppe Cremagnani (già esaurito in edicola), ha voluto chiudere il «caso». «È una polemica che già cè stata, è stata esaminata e mi pare abbia già avuto una risposta. Siccome in ogni caso i risultati sono acquisiti, la legittimità è pienamente garantita», ha detto Bertinotti.
Una difesa dellistituzione e del lavoro fatto dagli uffici, «apparso a chiunque come di estrema garanzia, meticolosissimo e serissimo. Escludo che le prove che vengono sollevate possano avere influenza sul risultato elettorale», ha sottolineato il presidente della Camera. Quando i cronisti gli hanno chiesto se credesse alla tesi di Deaglio (cioè che i brogli li abbia fatti il Viminale di Pisanu, attribuendo a Forza Italia molte schede bianche), Bertinotti non ha avuto dubbi nel ribadire l«ineccepibilità» del controllo. «E poi credere è un termine che non si usa... Ho detto solo che penso che i risultati elettorali siano corrispondenti allesercizio del voto da parte dei cittadini». Una presa di posizione che, tutto sommato, si può inserire a pieno titolo nella linea bertinottiana di ridare centralità, prestigio e autorevolezza al Parlamento, che appare invece sempre più «sotto schiaffo e in sofferenza», ha rilevato Bertinotti. Ma al freno tirato sulle polemiche suscitate dal film di Deaglio non è estranea anche una preoccupazione comune a molti leader di maggioranza (da DAlema a Rutelli, a Pecoraro Scanio), che si conceda così «una cassa di risonanza inattesa proprio al cavallo di battaglia del centrodestra dopo le elezioni».
Detta con il comunista Marco Rizzo, non è il caso «di fare regali a Berlusconi, sarà la magistratura casomai a fare chiarezza, meglio parlare di cose più importanti: pensioni, lavoro, scuola e welfare». «Bertinotti ha ragione - ha aggiunto il leader dei Verdi, Pecoraro Scanio -, la verifica è finita: oggi il tema non è discutere di brogli passati, ma garantire tutela e controlli per il futuro». E se tra i fautori dello «stop» alle verifiche si inscrivono i centristi Renzo Lusetti (Margherita) e Mauro Fabris (Udeur), inatteso è arrivato il parere del portavoce di Prodi, il deputato Silvio Sircana. «Qualche interrogativo sui brogli elettorali me lo sono posto anche io, il crollo delle schede bianche è sorprendente», ha confessato Sircana, rinfocolando dubbi e sospetti. «Sono cauto quando si passa dagli interrogativi alle risposte - ha aggiunto il portavoce prodiano -, però conosco bene Deaglio e Cremagnani e so che sono persone attente, professionisti seri e fanno dellottimo giornalismo dinchiesta. Non è gente che corre dietro a dietrologie e facili scoop. Quindi, quello che loro sostengono va preso in considerazione, va vagliato con attenzione, ma senza sposare una tesi a priori. Di fronte alle accuse di brogli da parte di Berlusconi - ha insistito Sircana -, il centrosinistra è stato troppo remissivo. Già prima delle elezioni denunciava brogli a futura memoria, e ancora oggi continua a sostenere che abbiamo truccato il voto. Credo che, a questo punto, una verifica complessiva e definitiva sui risultati elettorali vada fatta.
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