Roma - Nessuna "nostalgia di Prodi" che ha fatto bene alcune cose, come la politica estera, ma ha "sbagliato tutto sulla precarietà". Nel corso del programma 'In mezz'orà, Fausto Bertinotti ripercorre i due anni di governo del centrosinistra, "che ha fallito essenzialmente nel non aver portato avanti una chiara discontinuità con il governo Berlusconi". Bertinotti difende il ruolo della sinistra "che - dice - è stata generosissima nel sostegno all'azione del governo, anche quando non ci piaceva". Ma Prodi "é caduto da destra - ci tiene a sottolineare - dopo mesi di ricatto delle ali moderate, dai Dini e dai Mastella, che hanno impedito di approvare provvedimenti come i Dico" o la redistribuzione del 'tesoretto'. Per il candidato premier della Sinistra Arcobaleno "la critica della sinistra è iniziata proprio con la discussione della riforma delle pensioni. L'accordo con le parti sociali era bruttino - conclude - ma la parte sul mercato del lavoro era brutta e basta".
Avviso a veltroni: i nostri voti saranno "utili" "Negli ultimi giorni i sondaggi ci danno in crescita di due punti e mezzo. Certo, partiamo da dati più alti, ma nel frattempo è cambiato tutto, in Italia e nel mondo". Lo dice Fausto Bertinotti, intervenendo alla trasmissione "In mezz'ora". Il candidato premier della Sinistra Arcobaleno rigetta gli appelli al "voto utile" che vengono dal Pd, e spiega: "Saremmo utili sia se vincerà Berlusconi, sia se, ipotesi improbabile, vincerà il Pd: non voglio fare l'uccello del malaugurio, ma le distanze tra i due partiti sono grandi". "Se vincerà Berlusconi - sottolinea - la sinistra potrebbe trovare convergenze con il Pd per contrastare i progetti della destra, come accadde quando Berlusconi voleva modificare lo statuto dei lavoratori. Se vincerà il Pd saremo una critica da sinistra per impedire la grande coalizione, che è nelle corde dei due partiti maggiori e che sarebbe il modo per far governare i poteri forti". Bertinotti nega che ci possa essere un pareggio al Senato: "Questa è una tesi a supporto della grande coalizione". E respinge l'idea, avanzata dall'intervistatrice, di un voto disgiunto da parte dei sostenitori della sinistra: alla Camera per l'Arcobaleno e al Senato per il Pd. "E' una tesi strumentale di chi vuole il nostro voto.
E poi al Senato non è così: per esempio, in una grande regione del Nord, noi siamo vicini alla soglia di sbarramento dell'8%. Se la superiamo prendiamo 4 senatori; se invece non la superiamo, i senatori vanno 3 alla destra e uno al Pd. Converrebbe davvero al Pd far avere 3 senatori in più al Pdl?".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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