Bertinotti in tribuna, Rifondazione in piazza

Caruso attacca Ciampi: ha stravolto il senso di questa giornata

Fabrizio de Feo

da Roma

Tutti contro tutti. È un grande scontro a più voci quello che va in scena sul palcoscenico dell’Unione sulla parata del 2 giugno. Un guazzabuglio di posizioni stridenti, una sorta di conflitto globale a cui nessuno vuole far mancare il proprio contributo, un confronto a viso aperto tra le varie anime della sinistra che produce malumori e riporta alla luce vecchi rancori mai sopiti.
Il «la» a questa sinfonia stonata viene dato dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che lancia il suo monito sulla sfilata dei Fori Imperiali. «Celebrare il 2 giugno non significa fare vuota retorica ma rafforzare le basi e le motivazioni del nostro agire individuale e collettivo» scandisce il capo dello Stato, invitando tutti alla responsabilità.
Il richiamo all’ordine del nuovo inquilino del Quirinale, almeno nelle intenzioni, dovrebbe servire a mettere la sordina alle parole in libertà pronunciate in questi ultimi giorni. Ma la febbre «anti parata» non scende nella sinistra antagonista. E il «no» alla «sfilata delle armi» continua a risuonare come una parola d’ordine e di lotta. La posizione più delicata è quella di Rifondazione. Il segretario Franco Giordano annuncia che il partito «sarà in piazza con il popolo pacifista, alla contro-parata» di Castel Sant’Angelo (mentre un gruppo più combattivo, autodefinitosi «no war», tenterà di arrivare il più vicino possibile alla zona del corteo militare). «Ci saremo - specifica Giordano - con i nostri parlamentari e ci sarà una presenza diffusa». Fausto Bertinotti, però, costretto alla disciplina istituzionale, conferma la sua presenza alla sfilata. E così, puntuale, Marco Rizzo dei comunisti italiani grida all’incoerenza. «Io sarò all’iniziativa di Castel Sant’Angelo», annuncia. «Non siamo contro le forze armate ma fino a che l’Italia sarà presente con le proprie truppe in Irak, crediamo sia opportuno sospendere la parata. La Costituzione prevede sì l’uso della forza ma quando serve per la difesa del territorio nazionale. Chiediamo, inoltre, una continuità e una coerenza di comportamento anche a chi, come Fausto Bertinotti, è diventato presidente della Camera. Di fronte ai principi si può solo fare una scelta: quella della coerenza». Al numero uno di Montecitorio si rivolge anche il no global e deputato di Rifondazione, Francesco Caruso. «Ritengo doveroso essere in piazza per contestare una festa della Repubblica usurpata e strumentalizzata in chiave militarista. È l’ex presidente Ciampi a essere colpevole di aver stravolto il senso di questa festa per cercare una legittimazione alla guerra in Kosovo. Da quel momento in poi il 2 giugno è diventata un’ostentazione della potenza militare» spiega. «Per questo rinnovo l’invito a Bertinotti a non partecipare. Tuttavia mi sembra ridicolo il richiamo alla coerenza da parte di esponenti della sinistra che erano al governo durante i bombardamenti sulla ex Jugoslavia». Tutto questo mentre - su un altro versante della multiforme offensiva pacifista - il viceministro agli Esteri, Patrizia Sentinelli, di Rifondazione, chiede il ritiro dall’Afghanistan facendo scattare la reazione di Massimo D’Alema che si dice contrario alla strategia dell’ «addio alle armi».
Il fronte caldo resta, però, quello del 2 giugno. E così, se Caruso punta il dito contro l’incoerenza del Pdci, il collega di partito Franco Giordano amplifica la sua indignazione con ancora maggior vigore contro lo stesso bersaglio. «Le critiche a Bertinotti sono risibili e interessate soprattutto perché provengono da chi non ha mai criticato la parata e ha partecipato dal governo all’intervento in Kosovo. Bertinotti ha sempre sostenuto la cultura pacifista e criticato l’esibizione muscolare del 2 giugno. Mi pare evidente che come presidente della Camera deve rappresentare quella istituzione alla parata». Alla querelle partecipano anche i verdi che propongono «l’abolizione, entro il 2007, della parata» e assicurano una partecipazione massiccia alla kermesse pacifista.
Diversamente dalla sinistra radicale i moderati dell’Unione dimostrano di apprezzare il richiamo di Napolitano ai «simboli» della Nazione.

E se Franco Monaco della Margherita definisce «fuori posto» le polemiche all’interno dell’Unione per la parata militare, Roberto Villetti della Rosa nel pugno sottolinea come quella di oggi non sia «una manifestazione di guerrafondai». Il timbro sulla divisione unionista lo mette Europa, quotidiano della Margherita, che dedica un editoriale alla vicenda dal titolo secco: «Quella sinistra incapace di crescere».

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