"Bertolaso? Per l’Expo non serve uno da Roma"

L’amministratore delegato nega l’ipotesi di un cambio. "I politici mi accusino pure ma non di ritardi inesistenti"

"Bertolaso? Per l’Expo non serve uno da Roma"

«Guido Bertolaso a capo dell’Expo? Sarebbe una perdita troppo grave per la Protezione civile. E per l’Italia. Lui è bravissimo». L’ufficio dell’amministratore delegato Lucio Stanca guarda su piazza Duomo. E sul museo del Novecento. Un cantiere. E quando un lavoro è ancora un cantiere, è più difficile immaginarlo finito. Forse la questione Expo è tutta lì. Forse.
Onorevole Stanca, però la voce su Bertolaso è ben più di una voce.
«L’ho detto. Lui è bravissimo. Ma io credo che Milano non abbia bisogno di un romano per organizzare un grande evento».
Riduciamo tutto a un derby Milano-Roma?
«Ma voi volete incendiare la città? Volete dire ai milanesi che qui da soli non siamo in grado di mettere in piedi l’Expo?».
Berlusconi ha molta fiducia in Bertolaso.
«Ma che immagine daremmo al mondo? Che serve la Protezione civile, una struttura che gestisce le emergenze? Ma l’Expo mica è una catastrofe. Cosa penseranno all’estero?».
Quindi?
«Non voglio fare nessuna polemica. Ma non mi sembra proprio un’ipotesi credibile. E poi verrebbe da commissario, stravolgerebbe tutti i ruoli».
E allora perché se ne parla nei palazzi romani?
«Non lo so proprio. Leggo e sento tante cose che non corrispondono proprio alla realtà».
Si chiede mai perché?
«No. Altrimenti farei il politologo. E invece penso a lavorare per l’Expo. Io sono qui per gestirla da manager».
Lei, appena arrivato, fece un appello perché la politica togliesse la mani da Expo.
«Non la politica. Certa politica».
Quale?
«Quella che strumentalizza tutto. E che proprio un anno fa stava utilizzando anche questo evento per i propri giochini».
Vuol rifare quell’appello?
«Il clima è cambiato. Oggi si leggono dichiarazioni molto diverse. Perfino la Lega che all’inizio era critica, oggi mi dà atto del lavoro svolto».
Eppure il progetto sembra ancora così oscuro.
«Ecco. Accusatemi di tutto, ma non dite che siamo in ritardo. Che non stiamo facendo passi avanti».
È sicuro che anche la Moratti la pensi così?
«Con la Moratti abbiamo un ottimo rapporto. Di assoluta lealtà e collaborazione. Ci sentiamo spesso, lavoriamo insieme».
Fila tutto così liscio?
«Possiamo avere idee diverse. Ma nel rispetto reciproco. Ognuno nel suo ruolo».
E il ruolo della Moratti rispetto a Stanca qual è?
«Lei è il garante del successo di Expo».
E quello di Stanca?
«Stanca l’Expo la deve realizzare».
Poi c’è Formigoni.
«Col Tavolo Lombardia, quello delle infrastrutture. Ognuno fa la sua parte».
Si chiede mai chi gliel’ha fatto fare?
«Me l’ha chiesto il premier Silvio Berlusconi».
E lei si è mai pentito?
«Sto organizzando l’evento più importante per l’Italia. Chi lo paragona all’Olimpiade non sa quel che dice».
Perché?
«Quelli sono 15 giorni. Corse, tempi. Qui parliamo di sei mesi, 29 milioni di visitatori, un tema come l’alimentazione che ha implicazioni politiche, scientifiche, commerciali. Qui l’Italia è il campione del mondo».
Ha fatto errori?
«Di errori ne facciamo tutti. Ma io sono sereno. Casomai Stanca andrà ai giardinetti».
Fatalista?
«No. Dico che ho alle spalle 35 anni da manager, non mi voglio certo rovinare l’immagine adesso».
Gireranno tanti soldi. Ha paura?
«Quando ero al vertice dell’Ibm, l’allora dottor Di Pietro convocò nel suo ufficio in tribunale parecchi miei concorrenti. Con me non prese nemmeno un caffè».
Davvero non si spiega le critiche?
«Io dico che noi non stiamo ancora realizzando Expo, la stiamo progettando. Forse ci si dimentica che mancano ancora più di cinque anni».
Il primo anno si sono viste più polemiche che progetti.
«Non è vero. Vicente Loscertales, il segretario generale del Bie che è l’unico organismo col compito di vigilare, ha detto che non ci sono problemi, che tutto sta procedendo bene. Lo ripeto, tutto si può dire, ma non che l’organizzazione abbia ritardi».
Forse le polemiche nascono dal fatto che si fatica ancora a vedere qualcosa di concreto.
«L’ufficio alla Bovisa con i giovani che si occupano del progetto è un’esperienza straordinaria. E poi il libro per i bambini delle scuole, i protocolli con città e province, il lavoro per i carcerati, i pozzi con il Rotary. Stiamo lavorando al centro della cooperazione per lo sviluppo sostenibile».
Sicuro che le idee sui contenuti dell’evento siano così chiare?
«Il comitato scientifico è composto da grandi personalità. E poi c’è quello culturale. Io dico il migliore del mondo con il presidente della Triennale Davide Rampello, Sergio Escobar del Piccolo, la Shammah e molti altri».
In cosa consiste il lavoro?
«Trasformare il dossier di candidatura in un piano industriale. Il 30 aprile a Parigi dobbiamo presentare al Bie la domanda per la registrazione».
Un’altra domanda?
«Solo quando sarà accettata, il Bie ci autorizzerà a promuovere l’evento in tutto il mondo».
Sicuro che quella domanda piacerà a tutti?
«Nel cda di Expo sono rappresentate tutte le istituzioni. E, finora, non abbiamo ricevuto nessuna critica».
Il presidente di Promos Bruno Ermolli ha convocato finanza, imprenditori, cultura per raccogliere idee e proposte.
«Ben venga il contributo di tutti. Qui se si perde, non perde Stanca, ma perde Milano. E tutta l’Italia. Basta polemiche, Stanca da solo non può vincere questa partita.

Io non sono essenziale, essenziale è l’immagine dell’Expo per l’Italia».
Ma non c’è troppa gente che si occupa di Expo? Il cane di due padroni alla fine è morto di fame e di sete.
«Se raccogliessi tutti i consigli potrei organizzare dieci Expo. Tutte pessime».

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