Besta-Humanitas, via all’alleanza

Besta-Humanitas, via all’alleanza

I medici dell’istituto Besta diventano «inviati speciali» all’Humanitas. Guidati dal neuroncologo Francesco DiMeco, da ottobre lavoreranno nell’istituto clinico di Rozzano, al secondo piano della torre del pronto soccorso. Merito della convenzione triennale siglata tra i due ospedali. Uno pubblico, il Besta, e uno privato, l’Humanitas.
L’accordo, regolato da un vero e proprio contratto, prevede di attivare all’Humanitas un’unità operativa di neurochirurgia oncologica diretta da Carlo Solero, del Besta, già responsabile del dipartimento pubblico. In sostanza, i professionisti inviati all’Humanitas restano a tutti gli effetti dipendenti del Besta. Dal canto suo, l’istituto privato di Rozzano provvederà a rimborsare gli oneri della retribuzione alla fondazione Besta.
Si tratta del primo caso in Italia di «joint venture» in sanità tra una struttura pubblica e una privata. Della creazione, insomma, di un dipartimento trasversale a due strutture. «Dalla concorrenza - sostiene il presidente del Besta, Alessandro Moneta - si passa all’alleanza tra due eccellenze con l’unico scopo di dare sempre più risposte al cittadino».
Le richieste, nel settore della neuroncologia sono tante e oltre la metà arrivano da pazienti che non abitano in Lombardia e che si trasferiscono a Milano apposta per essere curati e operati. Quindi più si accorciano i tempi di attesa, meglio è, anche per loro e per i loro parenti che li seguono per assisterli. Con la nuova alleanza aumenta l’offerta ed è il medico che raggiunge il paziente e non viceversa. A chi sostiene che in questo modo si disperdono le risorse professionali, Moneta risponde: «Tutt’altro. Il Besta non perde di certo personale. Abbiamo tanti giovani neurochirurghi da inserire nell’organico. In questo modo anche loro avranno più spazio per emergere».
Il progetto contribuirà quindi anche ad accorciare i tempi di attesa: oggi per un ricovero al Besta bisogna aspettare dai 30 ai 45 giorni, a meno che non ci sia un’urgenza. «Migliorando il servizio - sostiene il direttore generale Giuseppe De Leo - puntiamo ad abbassare la soglia sotto i trenta giorni. Il dipartimento del Besta resta il responsabile dei protocolli diagnostici e terapeutici e si intraprende una collaborazione scientifica e sugli interventi in sala operatoria».
Anche il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, plaude l’alleanza: «È una nuova gemma della legge 31. Aumenterà la qualità delle prestazioni sanitarie senza però comportare alcun incremento dei costi».
Da ottobre si parte con il progetto pilota. Già fin d’ora però si sta pensando di «clonare» il modello di collaborazione Besta-Humanitas in altre aree geografiche, tra altre strutture pubbliche ed altre private. Ad esempio, è allo studio un’alleanza con alcuni ospedali del sud. Questo contribuirebbe ad evitare l’«esodo» in Lombardia dei pazienti che cercano cure specifiche e porterebbe i medici specializzati direttamente in loco, con molte più comodità e garanzie per chi sta male.

Uno scambio di professionalità, destinato a creare una rete di collaborazioni sempre più fitta e di servizi sempre più efficienti. Per una sanità nuova. Dove pubblico e privato vanno a braccetto e contribuiscono a migliorarsi.

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