«Biasotti se la prenda con se stesso»

L’affondo del ministro: «Far politica significa saper ascoltare anche le ragioni degli altri e accettare le sconfitte»

Paola Setti

Riassunto suona così: «Chi è causa del suo mal pianga se stesso». Claudio Scajola è impietoso e diretto. Un paio di giorni fa Sandro Biasotti ha convocato una conferenza stampa apposta per accusarlo: «Colpa sua se sono stato escluso dalle liste, lavora per perdere». Il ministro ieri ha deciso di rispondergli davanti al suo popolo, quello di Forza italia, quella Forza Italia che non è mai stata e mai sarà di Biasotti: «Con Berlusconi e con gli altri, con Biondi, Grillo, Gagliardi, Baget Bozzo, Parodi, si è pensato che non si poteva inventare con Biasotti un percorso d’amore insieme dopo un periodo in cui lui pubblicamente aveva detto di non far parte di Forza Italia. Se avesse collaborato, rispettato e costruito con i nostri uomini un percorso comune oggi sarebbe un deputato o un senatore di Forza Italia».
L’ha presa alla lontana, Scajola. Il primo accenno a Biasotti è indiretto e arriva nel momento in cui, presentando i candidati per le elezioni politiche del 9 aprile, il ministro ringrazia il senatore Stanislao Sambin, che ha accettato un posto perdente nella lista per il Senato: «È stato il più silenzioso e il più presente. Il suo sorriso dimostra che Berlusconi ha ragione quando dice che il nostro è un partito di persone per bene». la seconda frecciata arriva quando sul palco, fra i candidati, sale Renata Oliveri l’ex assessore al Bilancio della giunta Biasotti: «È la bandiera di cinque anni di buon governo alla Regione Liguria». Con Biasotti governatore, certo, solo che «c’è stato un epilogo negativo, e le sconfitte a volte cambiano le persone. Invece quando si fa politica bisogna saper registrare anche le sconfitte». Perché, ecco, spera il ministro che l’uscita polemica di Biasotti sia dovuta all’amarezza. Ma l’ex governatore «deve imparare che servire, fare politica, significa stare con gli altri e ascoltare le ragioni degli altri, non solo le proprie». E poi: «Biasotti ha detto che io ho posto un veto sul suo nome minacciando le dimissioni. Ma ho già dimostrato in passato che io le dimissioni non le minaccio, le do se voglio». Fra gli esclusi c’è anche Alberto Gagliardi, che ieri non ha partecipato alla manifestazione di apertura della campagna elettorale di Forza Italia nonostante fosse previsto fra i relatori. Ma il caso di Gagliardi è tutto un altro paio di maniche, dicono tutti e su tutti Gianni Baget Bozzo: «Biasotti protesta perché non è riuscito a entrare in lista. Ma escludere Alberto è stato un grave errore, perché meritava di entrare più di ogni altro». La critica va dritta a Scajola, «perché non è stato Silvio a non volere Alberto, ma Claudio, che pure è uno dei nostri ministri migliori». Lui, dice, alla convention di ieri è andato lo stesso «perché dovevo scegliere fra due grandi amicizie, fra la mia lealtà a Gagliardi e la mia lealtà a Forza Italia, e ho scelto Forza Italia». Dal palco Scajola spiega che «è con una grande tristezza nel cuore che abbiamo scelto chi era dentro e chi fuori, e in testa ci passava la storia di ciascuno». Dice che «la nostra è una lista di grande qualità, con uomini e donne di spessore, con un profondo rinnovamento e una rappresentanza femminile fortemente qualificata». Ma non è stato facile conciliare la stima per le persone con la necessità di chiudere le liste. Si pensi alla staffetta fra Alfredo Biondi e Luigi Grillo, il primo che dalla Lombardia torna in Liguria, il secondo che dalla Liguria va in Lombardia. «Alfredo nel 2001 dovette correre in Lombardia e non la prese bene, ma qualche anno dopo mi diede ragione, perché quella era la soluzione migliore per tutti». Biondi annuisce commosso, che «mi è stato concesso di tornare a casa».
Quanto a Grillo, il «grande Gigi» come lo applaude il popolo azzurro riunito al Teatro della Gioventù, è uno che non si scoraggia, anzi rilancia. Cita Gagliardi e l’altro grande escluso, Eolo Parodi, che ieri, assente, ha inviato un plico sulle cose fatte per la Sanità in cinque anni di governo: «Certe scelte sono dolorose ma vanno compiute». Scherza quando Roberto Cassinelli il commissario metropolitano di Genova lo presenta così: «Ha deciso di correre in Lombardia». Acchiappa il microfono e sorride: «Veramente ha deciso Berlusconi, ma io sono d’accordissimo». Poi fa sul serio: «È stata una vicenda tribolata ma l’abbiamo gestita in concordia. Io mi ritengo fortunato, in fondo sono candidato in due circoscrizioni: in una con la scheda, nell’altra con il cuore». Tributo di Scajola: «Troppo sovente si è detto che io e Gigi avevamo rapporti non facili, ma sulle scelte abbiamo assoluta sintonia. Gigi è uno dei più bravi senatori della Repubblica».
Il resto è l’entusiasmo di chi, come Gabriella Mondello, esorta a crederci, «possiamo farcela».

E l’investitura a coordinatore di Cassinelli, gli azzurri gli riservano l’applauso più lungo. Lui chiude così: «Diceva Ovidio: che c’è di più duro della pietra e di più molle dell’acqua? Ma la molle acqua scava la dura pietra».

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