È ufficialmente iniziato ieri il quarto mandato presidenziale del bielorusso Alexander Lukashenko. Ha avuto luogo a Minsk la cerimonia d'insediamento per un leader che non ha bisogno d'insediarsi, visto che è lì da 16 anni. Un potere, il suo, basato sul pugno di ferro e soggetto a severe critiche da parte occidentale. I rappresentanti diplomatici di Unione europea e Stati uniti, in segno di protesta contro quello che George W. Bush soprannominò «l'ultimo dittatore d'Europa», hanno boicottato la cerimonia. Gli ambasciatori dei paesi Ue hanno addirittura lasciato il paese in segno di protesta.
Dopo essere entrato nella sala tenendo per mano Kolia, l'ultimo figlio nato da una relazione extraconiugale e riconosciuto solo alcuni anni fa, con la mano destra sulla Costituzione, Lukashenko ha giurato di «servire lealmente il popolo della Repubblica di Bielorussia e di rispettare e tutelare i diritti umani e le libertà». Un impegno a cui le diplomazie occidentali sembrano credere poco, dopo che la polizia del regime di Minsk ha represso effettuando centinaia di arresti, tra cui quelli di diversi candidati, le proteste inscenate dall'opposizione quando il 19 dicembre è stato comunicato il risultato delle presidenziali, che hanno visto Lukashenko riconfermato con l'80 per cento dei voti.
«Abbiamo vinto in maniera convincente», ha dichiarato il presidente, sostenendo che la scelta alle elezioni era tra «uno stato indipendente e forte e il giogo». Una decisione del popolo «sacra e incontestabile». S'è trattato, invece, d'una vittoria-farsa per l'opposizione, la cui tesi è stata confortata dal fatto che anche l'Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa (Osce) non ha accordato la definizione di libere e democratico alla consultazione elettorale bielorussa.
Particolarmente decisa la posizione della Polonia, che insieme ai partner europei ha intrapreso una serie di misure volte a sostenere la società civile bielorussa nella sua lotta per i diritti umani e la democrazia, nonchè a inviare un forte segnale di condanna alle autorità bielorusse e ad avvertirle, che il rispetto della legalità e una precondizione per qualsiasi cooperazione tra l'Unione Europea e Bielorussia. Dal 1° gennaio i cittadini bielorussi possono ottenere gratis visti d'ingresso per la Polonia. È un gesto di solidarietà per la società civile in Bielorussia, che potrà aiutarla a rafforzare la sua identità europea anche attraverso contati più frequenti con i cittadini della Polonia e degli altri Paesi dell'Unione.
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