Piero Pizzillo
Entro due o tre giorni si potrà conoscere il futuro della piccola Maria, la bimba bielorussa che i coniugi Chiara Bornacin e Alessandro Giusto hanno tenuta nascosta in attesa della pronuncia della corte dAppello sul ritorno della piccina in patria. Ieri, dopo la discussione tra le parti, la corte presieduta da Luigi Rovelli si è riservata la decisione. Comunque, al di là di ogni tecnicismo giuridico, non si può restare insensibili alle parole di Alessandro Giusto, considerato e chiamato da Maria papà, che, assediato da cameramen, fotografi e giornalisti, ha detto con voce velata da commozione: «In questo momento non possiamo parlare del procedimento. Il nostro pensiero è rivolto a una bambina di 10 anni che stanotte ha dormito da sola, in un letto sconosciuto e in sofferenza per non poter stare con il papà e la mamma. Noi sappiamo come ha dormito la bimba: con quattro dita in bocca, gesto che fa quando si chiude nel suo dolore. Aspettiamo di vederla e abbracciarla presto» .
Lambasciatore bielorusso intanto con fermezza ha ribadito: «La nostra posizione non è cambiata. Maria deve ritornare in patria! Nessuno deve mettere in dubbio la nostra capacità sovrana di assistere e curare Maria. Abbiamo fiducia nella magistratura italiana. Adesso dobbiamo stare tranquilli». Uno dei suoi legali, Sandro Gazzolo, ha chiarito: «Sarebbe scorretto verso la corte far partire la bambina prima della decisione». Dal dibattito sono emersi elementi nuovi che saranno vagliati dai giudici. Lambasciatore ha detto che il suo Paese non è più in grado di garantire alcuni presupposti, ritenuti dal Tribunale dei minori fondamentali per il rimpatrio di Maria. Ad esempio, ha osservato Alberto Migone, avvocato dei Giusto: che la bambina venga accompagnata dai «genitori» italiani. I giudici, inoltre, si sono informati sul fatto che la Bielorussia non è firmataria della convenzione dellAja sulla protezione dei minori, come invece lItalia.
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