Il fango è il suo mondo, le rocce e gli alberi da evitare la sua passione, la fatica la sua compagna di viaggio. Meno male che Marco Aurelio Fontana, da Giussano, ha appena 27 anni e davanti una vita da biker, disciplina che ama e che lo vedrà tra i protagonisti ai Giochi londinesi. «Mi è rimasto qui il quinto posto ottenuto nella mountain bike a Pechino, un'esperienza stupenda, ma correre da giovani senza pressione è più facile. E se avessi creduto di più in me ci sarebbe scappato anche qualcosa di più», afferma il biker che è stato anche campione mondiale a squadre nel 2009 a Canberra. Un sogno ce l'ha: una medaglia per fare concorrenza alla mitica Paola Pezzo che conquistò due ori (Atlanta 96 e Sidney 2000), lo sa lui ma lo sanno anche i suoi avversari che ora lo temono. «Si, punto a una medaglia, ma la concorrenza è temibile continua Fontana -.Lo svizzero Nino Shurter è il più forte in questo momento, ma attenti al francese Julien Absalon, due volte campione olimpico, uno che non molla mai».
Proprio come il brianzolo che ha iniziato ad andare in mountain bike da bimbo, ma senza gareggiare. «Poi la mia famiglia mi ha messo in sella sulla bici da strada, ma non mi è piaciuto, mentre da esordiente mi sono appassionato a prima vista del ciclocross e la disciplina attuale del cross country l'ho iniziata da junior nell'Hard Rock di Piacenza». Ma il grande amore è scoppiato quando Fontana ha conosciuto la mountain bike: «Non è la bici diversa che mi attira, ma l'ambiente nelle gare più importanti. Questo è uno sport moderno che cambia ogni anno, adattandosi alle richieste di corridori e sponsor mentre il cross, pur mantenendo un numero incredibile di spettatori al nord, non riesce a cambiare marcia, non si adegua ai tempi e non sarà mai globale».
Di Londra ha già studiato il percorso: «La pista mi piace, è veloce e tecnica, con rocce artificiali ed esalta le mie caratteristiche. Certo, fosse la Val d'Adra nel piacentino dove mi alleno oltre 20 ore settimanali, sarei sicuro di vincere. Così invece sarà battaglia pura, ma io non mi tiro indietro. Sono un agonista nato, e mi eccita l'idea di mettermi il numero dietro la schiena e correre». Fontana è uno sportivo per eccellenza: giocava a pallone, ha preso lezioni di karate, ha iniziato a pedalare per divertimento e, se il suo talento non fosse emerso, avrebbe forse fatto il geometra nell'impresa edile del padre o lo studioso di scienze geologiche (si è iscritto all'università ma gli è mancato il tempo per continuare). A Londra avrà un gran seguito di tifosi: «Li voglio tutti lì, parenti, fidanzata e amici.
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