Paolo Giordano
da Roma
Allora là sopra, dentro un cono dombra evaso dal sole di mezzogiorno, inizia la lunga giornata della strana coppia: Billy Joel lintrattenitore pop con le rughe tristi e Bryan Adams il doppiolavorista del rock, cantante da milioni di copie vendute e fotografo quando si può. Sul palco che si inginocchia davanti al Colosseo, mentre i tecnici ancora smanettano intorno al mixer, i due si incrociano saltando un labirinto di cavi e battezzano il Telecomcerto numero quattro, quello che rischia grosso perché, come spiega il sindaco Veltroni in bollente giacca blu e cravatta rossa di fianco a un abbronzatissimo Marco Tronchetti Provera, «non sfrutta la popolarità di Paul McCartney o Simon & Garfunkel venuti qui negli anni scorsi». E allora tocca solo alla musica allo stato puro, quella sguainata dai richiami dimmagine e capace di cambiarsi dabito a seconda delle occasioni. E perciò la strana coppia confabula, scherza e improvvisa un duetto sul brano dei Rolling Stones Honky tonk woman, che sa di tutto, di whisky e di sesso, tranne che di Fori Imperiali e riverberi di storia. Comunque a mezzanotte, quando dopo tre ore di concerto, i due cantano insieme You may be right (di Billy Joel) e Cuts like a knife (di Bryan Adams), la gente arriva fin là in fondo a piazza Venezia e saranno centinaia di migliaia (cinquecentomila per il Comune), un serpentone che parla tutte le lingue (i turisti, si sa) epperò canta in coro il rito imperturbabile della musica, cioè one two three four e su le mani. Già Bryan Adams, che alle 21 si presenta con il tramonto alle spalle e inizia con One night love affair, è rimasto qualche istante con gli occhi fissi fin laggiù, stropicciandosi sui fianchi la T-shirt nera. Quanta gente, così tanta che dopo lui ci si butterà in mezzo per farsela stropicciare da loro, la sua maglietta con laquila stampata sulle spalle. Ha vinto levento. E di sicuro non se laspettava Billy Joel, che alle undici del mattino era dietro al pianoforte con cappellino verde e occhiali neri ad abbozzare con il suo gruppo la tarantella o il Nessun dorma tanto per scaldarsi le dita e presentarsi a Roma, da dove mancava da quindici anni. Lui è la classica popstar di lungo corso, 110 milioni di dischi venduti, un mammasantissima negli Stati Uniti dove può riempire per dodici sere consecutive il Madison Square Garden di New York e poi vivere di rendita nel suo villone di Manhattan zeppo di souvenir dItalie. Quando arriva qui sulla scena del Telecomcerto, sono le 22 o poco più e la brezzarella romana si è presa una pausa così, mannaggia!, il clima è davvero tropicale e lui può iniziare a dovere la sua Angry young man che parla di rabbia inespressa, di frustrazioni giovanili che si scontrano con le regole insensibili della vita. Si presentò, al tempo della West coast musicale, con una canzone che è diventata il suo inno, forse la sua prigione, Piano Man (che stasera chiude tra i boati), e da allora è andato su e giù per le solite latitudini del successo, dollari sesso droga, e ne è rimasto così scottato che per anni non ha voluto suonare un suo classico, Just the way you are, solo perché gli ricordava la sua ex moglie Christine Brinkley. Stasera, superati i problemi tecnici, la canta quasi allinizio dello show, seduto al suo pianoforte, con una leggerezza impressionante per una stella abituata a farsi coccolare dalle urla della folla. Daltronde, We didnt start the fire, non abbiamo appiccato noi il fuoco, come recita uno dei suoi successi planetari, di quelli che nascondono dietro le quinte le altre sue canzoni più ispirate come New York state of mind, Innocent man o Always a woman, quasi ignorate dai boati che invece benedicono i ritornelli di Honesty o Uptown girl o dellimprovvisa Stand by me che Billy Joel prende in prestito da Ben E. King per introdurre la sua Innocent man.
Billy Joel e Bryan Adams conquistano il Colosseo
Si comincia con il rocker canadese, poi il pop di «Piano Man» che ha cantato «Stand by me», prima del duetto finale
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